Impossibile per il governo scaricare su Frontex le responsabilità dei mancati soccorsi alla barca poi schiantatasi a Cutro, in Calabria.
Abbiamo visto la scheda telematica mandata a tutte le autorità italiane sabato sera alle 22,26 dall’Eagle1 (l’aereo che ha avvistato la barca con i profughi). L’aereo ha un rilevatore termico che manda informazioni sulla probabile presenza sottocoperta di persone non visibili sovracoperta.

La scheda inviata da Frontex all’Italia è esplicita e precisa. Descrive una “barca a motore” con “notevole risposta termica dalla stiva”. Precisa che “non ci sono giubbotti salvavita visibili”. Dice che “296 gradi è la rotta”, “la velocità 6 nodi”. Dà indicazione della posizione della barca e una sigla chiarissima: “Sar 4”, la zona di salvataggio di competenza italiana. Non la zona in cui l’Italia può intervenire, no: la zona in cui l’Italia ha l’OBBLIGO di intervenire. Roma sapeva quindi già alle 22,26 di sabato che il caicco al largo di capo Rizzuto aveva una persona sola sola visibile sovracoperta e una stiva probabilmente piena di persone. L’Agenzia europea per il monitoraggio del mare l’ha avvisata. Ha avvisato l’Mrcc di Roma, il centro nazionale del coordinamento del soccorso marino che è responsabilità e competenza dalla guardia costiera. e ha avvisato tutte le autorità italiane, inclusa la Guardia di finanza. Chi in questi giorni ha detto il contrario ha mentito.

Il buco nero nella catena dei soccorsi mancati della strage di Cutro sta al Viminale. Si chiama Centro nazionale di coordinamento. Ha una sigla: Ncc. È lì che probabilmente è stato commesso il gigantesco errore. È lì che, nonostante quell’esplicito “notevole risposta termica dalla stiva” che può voler dire solo che sottocoperta ci sono esseri umani, si sarebbe deciso di ordinare un’operazione di polizia invece di un’operazione di soccorso marino. Come è stato possibile? Negli ultimi tempi la guardia costiera è stata scippata di molte sue funzioni. E se le è lasciate scippare. È di fatto, dicono molti militari del corpo, diventata molto permeabile all’aria che tira al Viminale.

“L’origine della doppia catena di comando – ci dice una fonte – sta nella subordinazione al Viminale del Centro nazionale del coordinamento del soccorso marino che è invece responsabilità e competenza dalla guardia costiera. Alla segnalazione di un avvistamento di mezzo marino in probabile difficoltà dovrebbe essere compito del Mrcc decidere se si tratta di un evento Sar, ossia di un’operazione di salvataggio da compiere. Indipendentemente da ciò che dice il Viminale, che ha competenza solo per l’ indicazione del porto di sbarco per i naufraghi. Questa è la legge e così era fino a sei, sette anni fa. Le operazioni di polizia in mare erano subordinate alle attività di soccorso. È successo poi che paventando la necessità di arrestare gli scafisti si è di fatto introdotta la priorità delle indagini di polizia sui salvataggi”.

La decisione che l’operazione da compiere dopo l’allarme Frontex dovesse essere una “operazione di polizia” e non un soccorso a potenziali naufraghi ha determinato che uscissero la vedetta V.5006 e il pattugliatore veloce PV6 Barbarisi della Guardia di finanza. Che dopo poco invertono la rotta e tornano agli ormeggi. Diranno d’averlo fatto a causa del mare che stava ingrossandosi. La decisione folle è stata quella di aspettare a terra il caicco, erano chiaramente certi che arrivasse. E le tante persone segnalate come probabili presenze nella stiva? E la possibilità che quella stiva si schiantasse sugli scogli? Nessuno se ne è occupato. Per sedici ore c’è qualcuno, non una persona sola, che a Roma è andato a dormire sapendo che nello Jonio in condizioni meteomarine in peggioramento c’era una barca a motore con una forte risposta termica dalla stiva diretta verso le nostre coste. È così che agli agenti appostati sulla costa pronti per una “operazione di contrasto all’immigrazione illegale”, sono arrivati sui piedi quindici cadaveri di bambini. Avevamo avuto sedici ore di tempo per salvarli.

Risulta anche che all’alba del 25 febbraio, pochi minuti prima delle cinque, quindi molte ore prima dell’avvistamento fatto da Frontex che è delle 22,26, l’Mrcc di Roma invia un dispaccio generico di allerta, senza coordinate, alle navi in un’area vasta che comprende quella in cui poteva trovarsi a quell’ora il caicco poi schiantatosi. A cosa si riferiva quell’allerta? Da chi l’Mrcc aveva avuto segnalazione? di certo apre un evento Sar e gli dà un numero: 384. Dopo averlo aperto l’ha chiuso? Perché? È arrivata altra barca di cui non è stata data notizia? Non è stata individuata la barca? Potrebbe essere stato un sos lanciato da qualcuno dei migranti? L’abbiamo chiesto all’ammiraglio Carlone, il capo della Guardia costiera e ai suoi uffici di Roma, ma non hanno risposto.