I colloqui di Alfredo Cospito registrati dalla polizia penitenziaria lo scorso gennaio nel carcere di Sassari e trasmessi al Dap non erano “segreti”, secondo quanto previsto dalla normativa sul segreto di Stato del 2007, e non erano neppure coperti dal “segreto istruttorio”, secondo le disposizioni contenute invece nel codice penale.

E’ stata questa la linea difensiva del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, interrogato ieri a Roma dal procuratore aggiunto Paolo Ielo dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. Delmastro, assistito dall’avvocato Giuseppe Valentino, ha dunque ribadito quanto affermato fin da subito dal Guardasigilli Carlo Nordio che aveva escluso qualsiasi tipo di irregolarità, sottraendo l’accaduto alla normativa di riferimento che impone ai funzionari dello Stato l’obbligo del segreto relativamente a provvedimenti od operazioni amministrative ovvero a notizie di cui siano venuti a conoscenza a causa delle loro funzioni. La notizia da tenere segreta, in particolare, è non soltanto l’informazione sottratta all’accesso, ma anche, nell’ambito delle notizie accessibili, quell’informazione che non può essere data alle persone che non hanno il diritto di riceverla, in quanto non titolari dei prescritti requisiti.

Al termine dell’interrogatorio, durato due ore, il sottosegretario ha lasciato Piazzale Clodio senza fare dichiarazioni ai giornalisti presenti. Nei prossimi giorni, da quanto si è appreso, depositerà ai pm una memoria esplicativa. La partita si giocherà tutta in punto di diritto. Premesso che Delmastro, in quanto sottosegretario a via Arenula era titolato ad acquisire la relazione del Dap, il tema sarà capire se il fine prettamente ‘politico’, dal momento che è stata poi utilizzata dal collega di partito Giovanni Donzelli per attaccare gli esponenti del Pd che erano andati a far visita a Cospito, sia legittimo o meno.

Sulla vicenda il capogruppo alla Camera di Fd’I Tommaso Foti è passato al contrattacco: “Dobbiamo osservare che mentre Delmastro è indagato per aver rivelato un segreto d’ufficio, la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati l’abbiamo letta su un giornale: evidentemente qualcuno ancora una volta ha violato le regole del gioco e di giustizia”. Durissime, nei confronti del sottosegretario, anche ieri le opposizioni. “Non deve dimettersi perché indagato, ma perché è gravemente inopportuno che un sottosegretario dia delle carte riservate a un compagno di partito. Nordio, invece di mantenere una linea retta, gli ha coperto le spalle e l’indagine finirà in nulla”, il commento di Carlo Calenda.

Dello stesso avviso anche Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione: “C’è un problema politico che, ogni giorno che passa, si estende, dalla figura del solo Delmastro, alla credibilità del Ministero della giustizia nel suo complesso che ha fornito spiegazioni tecnicamente fuorvianti”. “Dopo l’imbarazzante arrampicata sugli specchi del ministro Nordio – che ha confuso segreto di Stato con quello d’ufficio per costruire un alibi politico a Delmastro e Donzelli gli chiedo di applicare almeno il principio di precauzione: tolga le deleghe al sottosegretario Delmastro”. Così in una nota il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli che aveva per primo denunciato il caso in Procura. Dimissioni immediate di Delmastro, infine, da parte del Pd, per una volta compatto da Elly Schlein a Stefano Bonaccini.