Il caso in Procura
Delmastro indagato per il caso Cospito, le opposizioni chiedono le dimissioni

Chi avrà ragione? Il Ministero della giustizia o la Procura di Roma? Oggetto del contendere è l’ormai celebre relazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) relativa ai colloqui in carcere di Alfredo Cospito e che il sottosegretario Andrea Delmastro (Fd’I) ha consegnato al collega di partito Giovanni Donzelli. Per via Arenula si tratta di un documento di carattere prettamente amministrativo e non sottoposto alla disciplina del segreto. Di diverso avviso, invece, la Procura della Capitale che ha indagato Delmastro per rivelazione del segreto d’ufficio, un reato punito con tre anni di prigione.
La svolta è arrivata ieri con la decisione del procuratore Franco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Ielo di interrogare il sottosegretario alla Giustizia con l’assistenza dell’avvocato. Il caso era esploso lo scorso 31 gennaio quando Donzelli, intervenendo alla Camera, rivelò il contenuto dei dialoghi tra Cospito e due detenuti ristretti con lui al 41bis per attaccare i deputati del Pd che negli stessi giorni erano andati a trovarlo. Donzelli, in particolare, rivelò le frasi pronunciate da Cospito con Francesco Di Maio, camorrista, e Francesco Presta, ‘ndranghetista, a proposito dello sciopero della fame dell’anarchico per protestare contro il 41 bis e che doveva diventare “una battaglia di tutti”, compresi i detenuti della criminalità organizzata.
Quei brani di conversazioni erano contenuti in una delle periodiche relazioni che la polizia penitenziaria trasmette al Dap e poi recapitata a Delmastro. Nordio aveva incaricato il capo di gabinetto Alberto Rizzo di far luce sull’accaduto. Dopo aver premesso che tali colloqui “non sono stati oggetto di un’attività di intercettazione ma frutto di mera attività di vigilanza amministrativa”, gli uffici di via Arenula avevano precisato che “la natura del documento non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati”.
E sull’apposizione della dicitura “limitata divulgazione”, presente sulla nota di trasmissione della scheda, essa “rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza, disciplinate dalla legge ed esclude che la trasmissione sia assimilabile ad un atto classificato, trattandosi di una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dall’anno 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria”. Per la Procura, come detto, le carte inviate al Dap dovevano rimanere nel ristretto ambito ministeriale e non erano destinate all’esterno. Nell‘indagine romana la posizione di Donzelli resta quella di persona informata sui fatti.
Prima di arrivare alla convocazione del sottosegretario, prevista per questa mattina, la Procura ha ascoltato nei giorni scorsi diverse persone. Tra queste il direttore del Dap Giovanni Russo, il quale aveva spiegato che la relazione della polizia penitenziaria non fu inviata a Delmastro per ragioni d’ufficio, ma perché lo stesso sottosegretario la chiese a più riprese, e con una certa insistenza. La notizia dell’indagine a carico del sottosegretario ha scatenato, come prevedibile, la polemica politica. Il primo ad intervenire, per chiedere le dimissioni di Delmastro, è stato Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra.
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