L’accanimento nei confronti di Bettino Craxi, dei figli Stefania e Bobo e della moglie, non ha fine a 21 anni dalla morte ad Hammamet. Gli eredi dell’ex segretario del Psi ed ex premier hanno perso in Cassazione, in qualità di eredi “con beneficio di inventario”, il ricorso contro gli avvisi di accertamento per le tasse evase e da pagare su oltre 19 miliardi e mezzo di vecchie lire, depositati sul conto svizzero International Gold Coast riconducibile a Craxi.

Stefania, Bobo e la loro madre Anna Maria Moncini sono stati condannati dagli ermellini a pagare oltre 20mila euro di spese legali, più quelle tasse evase negli anni ‘90, poco più di 10 miliardi delle vecchie lire. Una vicenda che risale al 1992, praticamente 30 anni fa, e che incolpa gli eredi dell’ex premier per il conto in Svizzera con cui avrebbe evaso tasse per oltre 19 miliardi e mezzo di lire.

Per la Suprema corte, con la sentenza 19832 depositata lunedì e discussa il 7 luglio scorso, non merita alcuna obiezione la decisione della Commissione tributaria regionale della Lombardia che con verdetto del 2014, “ha minuziosamente elencato gli esiti dei procedimenti penali paralleli (al processo tributario) che punteggiavano il suo percorso argomentativo”.

Secondo gli ‘ermellini’, riporta l’Ansa, con “dovizia di elementi” la Ctr lombarda “ha composto un quadro probatorio (in cui spiccano le dichiarazioni rese agli inquirenti da Giorgio Tradati) che conferma la pretesa erariale e pone in rilievo il ruolo cruciale di Craxi, il quale almeno a partire dalla seconda meta’ degli anni ‘ 80 (del secolo scorso) , aveva fatto aprire all’estero a suoi prestanome, movimentava e gestiva, tramite ‘terze persone’ , un conto corrente (il conto International Gold Coast) al quale affluivano i denari che ‘qualche persona doveva far arrivare all’on. Craxi”.

Non vi sono riscontri, per i giudici di Cassazione, all’assunto difensivo dei legali dei familiari di Craxi secondo cui il percettore, ovvero lo stesso ex leader del Psi, “al fine di eludere la tassazione personale, avrebbe retrocesso le somme al partito”. Secondo la Suprema Corte infatti il conto svizzero era “materialmente riconducibile al Craxi e non al partito”, l’ex premier “aveva la disponibilità esclusiva” escludendo l’eventualità del “possesso” o del “compossesso” di quelle somme da parte del partito.

Per Stefania Craxi invece “le ingiustizie e l’accanimento nei confronti di Bettino Craxi e della sua famiglia non sembrano avere fine, nonostante il trascorre degli anni e nonostante la verità su quella stagione, i suoi falsi eroi e le sue storture siano ormai sotto gli occhi di tutti”.

La figlia dell’ex leader socialista, senatrice di Forza Italia, definisce infatti “grottesca” la vicenda giudiziaria in quanto “né io, né mio fratello e né mia madre ci siamo mai occupati, alla faccia del principio di responsabilità personale!”, denunciando che “siamo stati nostro malgrado trascinati in un contenzioso tributario a conclusione del quale siamo chiamati a dover pagare le spese processuali, e solo quelle, poiché non abbiamo ereditato nulla, se non altro perché nulla c’era da ereditare, se non i valori e le idee, di un uomo il cui unico interesse di vita era la politica, come ammisero candidamente alcuni degli stessi giudici del Pool” di Mani Pulite.

 

Avatar photo

Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.