L'ipocrisia del Belpaese
Dal caso Craxi ai nodi ancora irrisolti della giustizia
Quando Ettore Rosato (presidente di Italia Viva) e Marco Di Maio (vicedirettore di Radio Leopolda) mi hanno chiesto che cosa ne pensassi di fare un podcast su Bettino Craxi e sulla sua storia sono stato non solo felicissimo ed onorato ma ho anche pensato che fosse necessario inventarsi qualcosa di nuovo, qualcosa di mai detto e la chiave era ascoltare le persone che come me hanno avuto la possibilità di vivere e di conoscere il vero Craxi, quello più intimo.
Insieme alla giornalista di Radio Leopolda Chiara Marconi siamo andati alla ricerca degli aspetti più personali e degli aneddoti più curiosi, cercando di evitare di affrontare quelli giudiziari e tristi di una vicenda che merita tutt’altro approfondimento. Non si possono scrivere parole di verità, ed il nodo Craxi non si può sciogliere, se non si parla del Craxi vero, quello che giornali e televisioni non hanno voluto raccontarci negli ultimi anni. Non una visione parziale delle cose, ma una visione intima e personale di uno dei padri del socialismo italiano che come più volte aveva detto «parla e continua a parlare» anche dopo la sua triste morte ad Hammamet avvenuta il 19 gennaio del 2000. Ed allora chi più dei figli, dei suoi più stretti collaboratori politici e non, gli amici (quelli veri) ci poteva raccontare Bettino Craxi cercando di trasmettere alle generazioni future tutto il valore della politica per un uomo che ne aveva fatto il senso della vita.
Affrontiamo temi attualissimi e che insieme alla figura di Craxi restano nodi ancora da sciogliere nel panorama politico italiano, e cioè la giustizia, l’immigrazione, l’importanza dei valori risorgimentali e della sofferenza che ha attraversato il nostro Paese nel dopoguerra, paragonando quel periodo al periodo che stiamo attraversando oggi con l’emergenza Covid. Quanto i valori del socialismo riformista sono attuali nel contesto attuale e quanto del riformismo di Craxi è presente nell’azione politica delle forze liberali e socialiste presenti in Parlamento. Quanto la cultura riformista può incidere ancora per lo sviluppo e la crescita dell’Italia. Tanti si professano socialisti e riformisti iniziando dal premier Mario Draghi, ebbene quanto dell’insegnamento di Craxi ha inciso su questa sua formazione politica e di quelli che a parole dichiarano di esserlo!
Il compito del podcast sarà quello di sciogliere un nodo che solo con la vera informazione si potrà sciogliere per liberare il Paese da una ipocrisia di base che ha origine da quella drammatica stagione che prese il nome di Tangentopoli ma che sin da subito Craxi definì «una falsa rivoluzione politico giudiziaria» e che vide insieme magistratura e politica (una parte della politica) con pezzi del sistema imprenditoriale italiano e cioè i padroni dei grandi giornali e delle tv infierire sul sistema dei partiti (alcuni partiti) per distruggerli e distruggerne la classe dirigente.
Il più ingombrante, il più moderno, il più determinato era Craxi, noto per il suo senso di libertà e di patria (altro che sovranismo) lasciato morire come un delinquente in Tunisia il 19 gennaio del 2000, come se tutto quello che avesse fatto per il nostro Paese non avesse contato nulla. Oggi con lo spettacolo quotidiano che ci mostrano i partiti, non ultimo quello offerto per l’elezione del Presidente della Repubblica, siamo qui a rimpiangere lui e quelli che come lui fecero dell’Italia un grande Paese ovvero la quinta potenza industriale del mondo.
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