Un solo voto di scarto permette all’ex maggioranza del governo Conte 2, ovvero Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Leu, di non finire sotto al Senato sulla richiesta di sospensiva del ddl Zan.

La decisione di rispettare il calendario previsto passa infatti con 136 sì, contro i 135 voti contrari espressi da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Due le richieste di sospensiva che erano state presentate in apertura di seduta, una da Forza Italia e l’altra dalla Lega, con l’obiettivo di rinviare la discussione al 27 luglio per rivedere alcune parti del testo.

Un margine quindi risicatissimo arrivato tra l’altro a scrutinio palese, che ha fatto immediatamente insorgere la ‘strana alleanza’ dei due Mattei, Salvini e Renzi. Il primo ha subito commentato: “Se Letta e il Pd insistono a non voler ascoltare, dialogare e trovare una soluzione, la legge è morta”.

Il secondo, tramite il capogruppo al Senato Davide Faraone, ha sottolineato che il voto “dimostra chiaramente quello che diciamo da tempo, o si cambia rotta o il ddl Zan va a fondo”.

Da Firenze, dove sta presentando il suo nuovo libro ‘Controcorrente’, Matteo Renzi ha chiarito nuovamente la posizione di Italia Viva: “I numeri sono a rischio al Senato; serve quindi un grande accordo perché a scrutinio segreto questa legge non passa. Chi vuole andare allo scontro lo sta facendo per affossare la legge. Io sono per una legge che tuteli i ragazzi gay, i ragazzi trans. Si cambino gli articoli 1, 4 e 7 e si va a chiudere alla Camera nel giro di 15 giorni”.

Quanto alla sospensiva bocciata oggi a Palazzo Madama, a pesare sarebbero state le assenze decisive nelle fila del centrodestra. Almeno sette le assenze tra i banchi di Forza Italia e Lega, evidenziano con irritazione i colleghi di Fratelli d’Italia, risultate fondamentali per la mancata approvazione della sospensiva. Nell’altro campo infatti mancavano all’appello circa 15 senatori del Movimento 5 Stelle e un paio del Partito Democratico.

Un voto che certifica quindi lo stallo tra le varie posizioni e il rischio concreto che, nelle votazioni con scrutinio segreto, la maggioranza a favore del ddl Zan possa effettivamente andare sotto con i numeri nell’Aula, con Italia Viva e Autonomie a fare da ago della bilancia, oltre ovviamente al rischio di assenze strategiche e franchi tiratori.

Ieri il disegno di legge contro l’omotransfobia era arrivato in Aula e, dopo una seduta a dir poco movimentata, aveva visto ‘vincere’ il primo round ai sostenitori del testo promosso dal deputato del Partito Democratico. Erano state infatti respinte le pregiudiziali di costituzionalità, presentate da FdI e Lega, con 124 sì, 136 no e 4 astenuti.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia