Scomparso dopo essere uscito a fare jogging
Dissidente di Lukashenko impiccato a Kiev, Vital Shyshov trovato nel parco: “Segni di pestaggio”

Era un punto di riferimento della diaspora bielorussa: è stato trovato cadavere in un parco nei pressi della sua casa a Kiev, capitale dell’Ucraina. Vital Shyshov era scomparso ieri. È stato ritrovato, impiccato. Lo ha fatto sapere la polizia ucraina che ha aperto un’inchiesta anche per verificare se non si tratti di un omicidio mascherato da suicidio. Il parco dov’è stato ritrovato il cadavere, appeso a un albero, si trova nei pressi della casa doveva viveva l’attivista.
Shyshov guidava la Ong Belarusian House in Ukraine (Bdu) che aiuta i bielorussi a fuggire dalle persecuzioni del regime di Aleksander Lukashenko. Era uscito ieri mattina per fare jogging e non è più tornato a casa. La Ong ha definito la morte dell’attivista come una “operazione pianificata dal regime” di Lukashenko. “Non c’è dubbio che questa sia un’operazione pianificata per liquidare un bielorusso che rappresentava un vero pericolo per il regime”, si legge in una nota che accusa i servizi segreti di Minsk. Il prossimo 8 agosto l’organizzazione aveva in mente un corteo di marcia a Kiev a un anno dall’inizio delle proteste contro “l’ultimo dittatore d’Europa”.
Yury Shchuchko, esponente dell’organizzazione Casa bielorussa ha raccontato ad Associated Press che Shishov aveva sul volto segni di pestaggio. “Niente è stato rubato, era vestito negli abiti soliti di chi fa sport e aveva solo il telefono con se. Shchuchko ha aggiunto che l’attivista aveva segnalato in diverse occasioni di essere sorvegliato nelle sue corse mattutine, in cui sconosciuti tentavano di avvicinarlo e avviare una conversazione. “Siamo stati avvertiti di stare attenti, perché una rete di agenti del Kgb bielorusso è operativa qui e tutto è possibile – ha ricordato – Vitaly mi aveva chiesto di occuparmi delle sue persone care, aveva un’inquietante sensazione”.
Le autorità di Minsk, nel solo mese di luglio, hanno aumentato la pressione sulle ong e i media indipendenti, conducendo oltre 200 raid in uffici e appartamenti di attivisti e giornalisti, arrestando decine di persone. Un’operazione definita “di ripulitura” dal leader autoritario contro gli attivisti della società civile descritti come “banditi e agenti stranieri”.
La Bielorussia è agitata da tensioni ed è repressa con il pungo di ferro di Lukashenko dopo le elezioni-farsa dell’agosto 2020. Consultazioni che avevano confermato presidente l’uomo al comando dal 1994. I servizi segreti di Minsk sono stati già accusati di aver impiccato nella foresta un altro esponente dell’opposizione, Konstantin Shishmakov. Il giornalista dissidente Roman Protasevich è stato arrestato dopo il dirottamento di un volo Ryanair lo scorso maggio: un caso assolutamente clamoroso che ha sconvolto il mondo, ma finito nel giro di poco nel dimenticatoio.
L’Unione Europea ha imposto sanzioni a Minsk. La Bielorussia conta sempre sull’appoggio del Presidente della Russia Vladimir Putin. Lukashenko in risposta a Bruxelles ha minacciato di sommergere l’Ue di droga e migranti. La Lituania ha lanciato l’allarme sull’ondata di richiedenti asilo sulla terza rotta migratoria aperta dalla Bielorussia considerata “non una crisi migratoria ma un’aggressione del regime di Minsk alle frontiere dell’Unione Europea”. Vilnius è stato il primo governo a non riconoscere il risultato delle elezioni dell’agosto 2020. Proprio in Lituania si è rifugiata la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya.
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