“Non è possibile consentire vacanze sulla neve, non possiamo permettercelo”. Il premier Giuseppe Conte è lapidario, confermando una linea condivisa da tutto il governo. “Non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve” e, annuncia, “con Merkel e Macron in Europa stiamo lavorando ad un protocollo comune europeo”.

Il Paese sta vivendo gli effetti di una stagione estiva dissennata e l’esecutivo non può sbagliare in vista delle prossime festività. I dati migliorano ma i morti sono ancora un numero elevato, quanto è elevata la pressione sulla rete ospedaliera. Per questo, ipotizzare una data di avvio, in questo momento, della stagione sulle piste è impensabile. La risposta è netta e non lascia chance alla Conferenza delle Regioni che ha inviato a palazzo Chigi le linee guida per poter riaprire gli impianti.

Il documento dei governatori, taglia corto il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, “sarà discusso quando ci saranno le condizioni per aprire, ora no”. Ancora più duro è Andrea Orlando, vicepresidente dl Pd: “Quelli che hanno proposto la riapertura delle piste da sci sapevano benissimo che era irricevibile. Continua un deprimente gioco delle parti per strizzare l’occhio al comprensibile malessere di alcune categorie. Questo non è federalismo è demagogia irresponsabile”.

Per la conferenza delle Regioni il documento voleva essere “un contributo propositivo per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori”. “La chiusura degli impianti sciistici metterebbe a rischio 120mila posti di lavoro – avverte il governatore della Liguria Giovanni Toti – per questo settore, che comprende albergatori, ristoratori e commercianti, saltare le vacanze di Natale significa perdere tutto”. E chi è sul territorio lancia un grido d’allarme: “Le vacanze natalizie valgono il 60-70% dell’economia invernale montana. Perdere tutto questo sarebbe terribile, un danno irreversibile, una crisi insostenbile”, dice Gianni Poncet, sindaco di Sestriere, in provincia di Torino.

Il pacchetto Natale-Capodanno ai tempi del Covid-19 è sul tavolo di palazzo Chigi e il presidente del Consiglio mescola fiducia a preoccupazione: “Sullo spostamento tra regioni a Natale, ci stiamo lavorando ma se continuiamo così a fine mese non avremo più zone rosse. Tuttavia, il periodo natalizio richiede misure ad hoc.  Si rischia altrimenti di ripetere il ferragosto e non ce lo possiamo permettere: consentire tutte occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio non è possibile”.

Non sarà quindi un ‘liberi tutti‘, al contrario le regole allo studio saranno più rigide, anche per le zone gialle e arancioni. Il nuovo Dpcm dovrebbe infatti essere in vigore fino all’Epifania e per scongiurare una nuova ondata è molto probabile che il coprifuoco sarà mantenuto, con l’eccezione del 24 dicembre, che sarà posticipato dopo mezzanotte per permettere la cena in famiglia – con poche persone – e poter partecipare alla messa di Natale.

Posticipato anche l’orario di chiusura dei negozi alle 22 per diluire l’affluenza in occasioni dello shopping, con possibili deroghe anche per gli esercizi nelle zone rosse. Si sta valutando anche la riapertura dei centri commerciali nei week end e nei giorni festivi, un’ipotesi osteggiata, però, da alcuni ministri per la capacità di aggregazione di questi luoghi. Invariata invece la chiusura per bar e ristoranti alle 18. Un’altra misura che potrebbe essere adottata è quella dello stop alla circolazione tra regioni, per evitare corse ai treni e cenoni troppo affollati. Si sta cercando, tuttavia, una formula che potrebbe permettere il ricongiungimento solo per congiunti o per comprovate motivazioni di salute.

IL RITORNO A SCUOLA – Il dibattito sulla riapertura delle scuole, nel governo, è ancora acceso e si guarda già a dicembre. Se da un lato il premier Giuseppe Conte, il ministero dell’Istruzione e il comitato tecnico scientifico spingono per il rientro in presenza, resta più cauto il ministero della Salute. Il capo dell’esecutivo per la prima volta ipotizza una riapertura addirittura ancora prima di Natale: “Stiamo lavorando per questo”, annuncia in tv.

La titolare di Viale Trastevere, Lucia Azzolina, da settimane ormai assicura che l’obiettivo è un rientro nel più breve tempo possibile: “Vale sempre la pena di riportare gli studenti in classe”, dice, anche solo per due settimane a dicembre. Quello che più non va giù alla ministra è il rischio di avere le “strade affollate” per lo shopping natalizio e le scuole superiori chiuse. “Facciamo in modo che dicembre non sia un nuovo agosto, perché le conseguenze le stiamo pagando ancora oggi”, tuona. D’altra parte, ricorda, la scuola ha continuato a lavorare anche in estate, mentre “tutti trascorrevano un’estate un po’ ballerina e noi eravamo lì con il metro di distanza, a calcolare, con tutta la comunità scolastica”.

Sono stati fatti molti investimenti, rivendica, “abbiamo comprato i gel, le mascherine, i banchi, abbiamo messo più personale”.Il coordinatore del cts, Agostino Miozzo, non sembra avere dubbi: “Le scuole devono, non possono ma devono, restare aperte”, intima. Se non il 7 gennaio, che è un giovedì, al massimo si potrebbe slittare a lunedì 11. Perché con altre settimane di isolamento, avverte: “Avremo una generazione di liceali che andrà all’esame di Stato a giugno avendo perso il contatto fisico con l’universo scolastico per quasi un anno. È un danno incommensurabile”.Il 4 marzo scorso fu proprio il Cts a chiedere al governo di chiudere le scuole seguendo le indicazioni della comunità scientifica internazionale, ma all’epoca non c’erano i protocolli che ci sono oggi. L’esperto insiste sul “disastro che si sta consumando nelle giovani generazioni”, sul “devastante impatto sulla sfera psichica e sociale”, che si vedrà non immediatamente, ma nel lungo periodo.E’ ancora scettico però il ministero della Salute.

Per il vice Pierpaolo Sileri è “ovviamente presto per dire che ce l’abbiamo fatta perché bisogna alleggerire il carico su ospedali e terapie intensive”. Per questo, prima di far tornare i ragazzi tra i banchi toccherà attendere dati migliori di quelli attuali. Sileri prospetta una modalità di ‘stop and go’, che andrà avanti “ancora per molto”. Per quanto gli istituti siano un luogo sicuro, ammette, per riaprire bisognerà “correggere i momenti fuori dalle lezioni”.La morsa, quindi, potrà essere allentata solo quando i numeri lo consentiranno. Ed è difficile che il momento giusto potrà essere quello che sfiora i festeggiamenti del Natale e del Capodanno.

Redazione

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