La mente torna indietro al minuto 16 della sfida tra Fiorentina e Inter dello scorso primo dicembre, quando Edoardo Bove si accasciò a terra perdendo i sensi. Due mesi e mezzo lontano dal campo, dopo la corsa in ospedale, gli esami e l’impianto del defibrillatore che attualmente, in Italia, gli impedisce di giocare. L’azzurro ha soltanto 22 anni, e stasera sul palco di Sanremo ha raccontato una nuova fase della sua vita.

Bove, la nuova routine

Per ora ha rinviato la decisione sul suo futuro, nel frattempo vive la quotidianità della Fiorentina, squadra del cuore di Carlo Conti, accanto all’allenatore viola Raffale Palladino, partecipando come può alla routine giornaliera della squadra. Dagli allenamenti settimanali dove aiuta lo staff o arbitra le partitelle, al supporto ai compagni in panchina durante le gare ufficiali. Carlo Conti ha scelto di non riservare un grande spazio ai monologhi in questo Festival, lasciando che siano gli invitati a trasmettere, a loro modo il miglior esempio. Così è accaduto per Bianca Balti (che ritornerà sul palco questa sera) e così è stato anche per Edoardo Bove.

L’intervento di Bove a Sanremo

“Sto vivendo questa esperienza con alti e bassi – ha raccontato Bove sul palco dell’Ariston -. Il calcio è la mia forma di espressione e senza questo sento che mi manca qualcosa. È una grande perdita, ed è difficile parlarne. In questo momento mi sento un po’ incompleto. Mi sto facendo aiutare per iniziare un percorso di analisi su me stesso per rivivere le emozioni che ho provato, sono sicuro che mi sarà utile per il futuro – ha continuato il calciatore -. Ringrazio tutti voi, è un affetto che mi è arrivato in modo particolare, al di là di colori, bandiere, squadre e mi ha fatto capire anche la gravità della situazione. Quel giorno mi sono svegliato in ospedale senza ricordare nulla. Solo guardando la reazione dei mie familiari, amici, persone che mi incontrano mi rendo conto quanta paura ci sia stata di perdermi. Mi ritengo realmente fortunato per come sono andate le cose. È successo tutto al posto giusto nel momento giusto, ero in ospedale in 13 minuti, purtroppo però mi sono arrivate tante testimonianze di chi ha perso familiari in episodi simili al mio perché non c’è stato un soccorso tempestivo. Sono vicino a loro. Vorrei sottolineare l’importanza di questo, è il motivo per cui sono qui oggi. La linea tra la vita e la morte è sottile, e noi dipendiamo da chi ci è accanto, anche persone estranee. È importante che ci sia molta informazione sui metodi di primo soccorso. Nell’affrontare questo periodo – ha concluso Bove – non mi avete mai fatto sentire solo e la vicinanza mi ha aiutato ad andare avanti, so che purtroppo non tutti hanno supporto nell’affrontare una difficoltà”.

Il futuro di Edoardo Bove

Il centrocampista al termine del prestito alla Fiorentina, tornerà alla Roma a fine stagione. Con il defibrillatore impiantato potrebbe cercare una nuova esperienza all’estero, in Premier League, Liga o Bundesliga.

Redazione

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