La Turchia attende di conoscere il nome del suo presidente. Gli occhi sono puntati sul 28 maggio, quando il ballottaggio metterà la parola fine a una delle più intense campagne elettorali del Paese.

Da una parte il presidente uscente, Recep Tayyip Erdogan, cercherà la riconferma forte del 49.5 % dei consensi al primo turno e dell’endorsement del “terzo incomodo” nazionalista, Sinan Ogan. Dall’altra parte, Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito Repubblicano del Popolo (Chp), ha davanti a sé la complicata sfida di ribaltare il risultato del primo turno per conquistare quella che, secondo molti osservatori, appare una vittoria sempre più lontana. A differenza del primo turno, dove regnava una sostanziale parità tra i due maggiori candidati, al ballottaggio gli analisti sembrano orientati verso la riconferma del “Sultano”.

A pesare sono soprattutto tre fattori. Il primo è quello numerico: Kilicdaroglu ha ottenuto 2.5 milioni di voti meno di Erdogan due settimane fa, e non sembra facile colmare questo divario. Il secondo è Ogan, che con il suo sorprendente 5 % è un fondamentale ago della bilancia per consolidare il vantaggio dell’attuale presidente. Infine, con le elezioni parlamentari che hanno già decretato la maggioranza in parlamento per il blocco a favore di Erdogan, molti elettori indecisi potrebbero convergere sul presidente uscente, mentre quelli non molto convinti da Kilicdaroglu o disillusi per il primo turno, potrebbero scegliere di non tornare a votare.

Lorenzo Vita

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