Almeno 75 le vittime degli scontri avvenuti in tre diverse carceri in Ecuador. La violenza è esplosa ieri, a quanto riportato dai media, a causa delle rivalità tra diverse bande. Una pista che sostiene anche il governo di Quito. Il sistema penitenziario in Perù è caratterizzato da drammatico sovraffollamento. I numeri sulla rivolta sono stati resi noti dalle autorità.

Sono morte 21 persone nel carcere della città portuale di Guayaquil, altre 33 nella prigione meridionale di Turi, a Cuenca, e 8 a Lacatunga, a Cotopaxi. A riferirlo il direttore dell’ente governativo di gestione delle carceri Snai. Almeno otto i feriti. I tre istituti ospitano circa il 70% della popolazione carceraria del Paese, ricorda El Pais, con 38mila detenuti ritenuti legati alle organizzazioni. A Lacatunga è incarcerato l’ex vicepresidente di Rafael Correa, Jorge Glas, imputato nel caso Odebrecht, l’inchiesta sulle tangenti alla politica che si è estesa a macchia d’olio in tutto il Sudamerica. La polizia sta portando avanti diverse operazioni per ristabilire la normalità nelle strutture. All’esterno degli istituti sono i militari a sorvegliare.

Il Presidente dell’Ecuador Lenin Moreno ha detto che dietro gli scontri ci sono “organizzazioni criminali”. Per il direttore del sistema penitenziario Edmundo Moncayo l’escalation di violenza è causata dalla lotta per il potere di due bande. Il casus belli l’assassino di un capo dopo la scarcerazione. “Un’organizzazione sta unendo gli sforzi per accaparrarsi la leadership lasciata da un cittadino ucciso lo scorso dicembre. Ci aspettavamo un’azione immediata, che invece ha ritardato, ed è quella che si è verificata oggi. Due gruppi stanno cercando una leadership criminale negli istituti penitenziari”, ha detto Moncayo in conferenza stampa.

La ricostruzione dello Snai, il Servizio Nazionale di Assistenza Integrale ai Detenuti, attribuisce ad alcune ispezioni nelle carceri l’esplosione delle violenze. “Era stata condotta una perquisizione nel Centro di Privazione della Libertà di Guayas, a Guayaquil, pertanto si presume che questi fatti siano segnali di resistenza e rifiuto da parte dei detenuti alle azioni di controllo”, ha comunicato lo Snai attraverso gli account social. Nella perquisizione sono state sequestrate due armi da fuoco, che sarebbero state utilizzate da un gruppo per colpire i rivali nel centro di Guayaquil. I disordini simultanei sono esplosi, secondo Moncayo, perché il gruppo rivale incarcerato nell’Istituto di massima sicurezza a Latacunga si è anticipato ordinando una reazione violenta.

Non è la prima volta che le carceri dell’Ecuador entrano in una spirale di violenza simile. Anche nel maggio del 2019 e nell’estate 2020 il governo ha decretato due cosiddetti “stati di eccezione” per ristabilire l’ordine nelle prigioni, attribuendolo agli scontri tra bande criminali. Nel primo caso furono 10 le vittime dei disordini; il secondo caso, in piena pandemia da coronavirus, fu provocato dall’assassinio in carcere di un testimone chiave in un caso di corruzione ospedaliera.

Antonio Lamorte

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