Sei visite ispettive, oltre 500 detenuti incontrati e un migliaio di telefonate ricevute dai familiari degli stessi per denunciare violenze, criticità sanitarie, casi di covid, condizioni igieniche precarie, problemi economici e le lungaggini burocratiche. Sono solo alcuni dati del report di 64 pagine presentato dal garante dei detenuti del Comune di Napoli Pietro Ioia al termine del suo primo anno di mandato.

“Sono il garante del popolo” ha spiegato Ioia, 62 anni, nel corso della conferenza stampa al Gridas (Gruppo RIsveglio DAl Sonno) di Scampia. Un anno intenso, segnato dall’emergenza coronavirus che ha accentuato ulteriormente le criticità presenti nelle carceri italiane e, in questo caso, napoletane. Un anno segnato anche dalla quasi totale assenza dell’amministrazione comunale partenopea. Dopo la nomina di Ioia infatti il sindaco de Magistris “è sparito, doveva venire con noi in visita ai detenuti ma non si è fatto più sentire”.

Ioia, che non percepisce uno stipendio per l’attività che svolge (perché non previsto dal comune partenopeo), non ha un ufficio (“il mio ufficio è il bar”) ma, nonostante i pochi mezzi a disposizione, è riuscito a diventare in pochi mesi un vero e proprio punto di riferimento per i familiari dei detenuti ristretti nel carcere di Poggioreale, in quello di Secondigliano e nell’istituto minorile di Nisida.

Nel suo lavoro quotidiano è stato affiancato da due donne, Sara Romito e Sara Meraviglia, che in questo lungo e intenso anno hanno avviato contatti con associazioni presenti sul territorio per garantire i servizi minimi ai detenuti e ai loro familiari. “Nelle prossime settimane attiveremo uno sportello legare gratuito presso il centro Gelsomina Verde di Scampia in modo tale da aiutare i parenti che non hanno la possibilità di sostenere la spesa economica di un avvocato” ha spiegato Romito.

Ioia nel corso dell’ultimo anno ha incontrato anche quattro detenuti che hanno provato a togliersi la vita. “Con il covid, le attività ricreative dimezzate, i tempi burocratici relativi alle decisioni su pene alternative, procedimenti penali, visite specialistiche, la vita all’interno è diventata un incubo” spiega il garante comunale.

“Ci sono tanti detenuti con patologie pregresse, ci sono anziani anche più malati di Verdini ma sono poveri. E’ sempre una tragedia, ogni volta che li incontro mi dicono sempre le stesse cose. Ce ne sono tantissimi che potrebbero uscire prima, perché hanno pochi mesi da scontare, e invece non accade nulla” aggiunge Ioia.

“Purtroppo lo Stato è assente soprattutto nelle carceri della Campania. E’ stato un anno difficile, ci sono stati morti per covid, ci sono state violenze accuratamente preparate e disposte dopo le rivolte, così come è capitato a me 30 anni fa” spiega Ioia.

Un altro dato eclatante è relativo all’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, quello che permette ai detenuti che ne fanno richiesta e ne hanno i requisiti di svolgere un’attività lavorativa all’esterno delle mura carcerarie. “Il caso di Poggioreale è emblematico – spiega Sara Meravaglia dei Radicali Italiani – perché a fronte di una popolazione detentiva di quasi 2mila unità c’è un solo detenuto a cui è stato consentito di svolgere attività esterna”.

“Il problema – aggiunge – è legato alle scarse risorse destinate ai penitenziari e alle istituzioni che non svolgono il ruolo di mediatori tra la comunità cittadina e il carcere stesso”.

Presente alla conferenza stampa anche Antonio Piccirillo, 25 anni, figlio del boss Rosario Piccirillo (attualmente detenuto), che entrerà nello staff di Pietro Ioia per lavorare alla costruzione di un’alternativa per chi si trova in carcere. Antonio Piccirillo (di cui parleremo in modo approfondito in un articolo che verrà pubblicato a breve) è salito agli onori delle cronache nel maggio del 2019 quando partecipò a una fiaccolata in piazza Nazionale dopo l’agguato subito dalla piccola Noemi, la bimba di 3 anni ferita per errore mentre si trovava fuori a un bar in compagnia della nonna e della madre.

 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.