Esperto di gogne mediatiche, Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi nonché giornalista professionista che negli ultimi mesi ha “deliziato” i suoi seguaci con una serie di fake news nel silenzio totale dei vertici di categoria, si è ritrovato coinvolto in un’altra vicenda poco edificante.

Il consigliere uscente (candidato alle prossime elezioni regionali in programma a settembre) è stato chiamato in causa dal quotidiano Il Mattino per commentare la foto che immortalava un medico, seduto su una sedia dietro la scrivania e con la testa appoggiata al muro, che osava addirittura dormire all’interno del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco a Napoli. Uno scatto “diventato virale” sui social e prontamente condannato dal giustizialista Borrelli, senza fare alcun passaggio con l’ospedale in questione o con l’Asl (la Napoli 1 Centro) di riferimento. Eppure anziché commentare qualsiasi cosa in via preliminare, Borrelli, da consigliere regionale e giornalista professionista quale è, potrebbe perdere qualche minuto in più per effettuare verifiche, evitando di rilasciare le solite dichiarazioni di circostanza che creano solo allarmismo ingiustificato.

 “Abbiamo inviato una nota alla direzione sanitaria dell’ospedale della Doganella – sono le parole di Borrelli riportate da Il Mattino – qualunque sia il motivo che porta quel sanitario ad addormentarsi, non è consentito dormire per la salvaguardia della salute dei cittadini. Non è la prima volta che segnaliamo una situazione simile, la sanità campana non può permettersi persone che non svolgono correttamente il proprio lavoro”.

Una condanna senza mezzi termini, senza verificare se quel professionista, dopo un turno estenuante (che può durare anche 12 ore), stesse un attimino riposandosi in un momento di calma apparente e senza pazienti in lista d’attesa. Il medico in questione, sempre al Mattino, ha chiarito come quell’immagine sia riconducibile a “un attimo di stanchezza. Da seduti, tra altri colleghi e infermieri, si può anche poggiare la testa al muro per riposare gli occhi a fronte di turni in pronto soccorso che non lasciano tregua”.

LA SPIEGAZIONE – Poi aggiunge: “Non dormivo, il sonno porta automaticamente a una caduta del tono muscolare e la testa non reggerebbe in quella posizione. È un attimo di stanchezza non un episodio di costume o peggio la rappresentazione della realtà professionale e lavorativa. Parlare di altro è fuori luogo, fuorviante e offensivo e mi riservo di difendere la mia professionalità nelle sedi opportune. Ho scelto per tutta la mia vita lavorativa di lavorare in presidi di frontiera andando ben oltre il mio dovere e gli orari fissati per garantire la salute dei cittadini. Stare su una sedia e appoggiare la testa al muro con gli occhi chiusi significa cogliere un momento che può essere letto anche in maniera non malevola. Così si crea invece astio nei confronti di medici e operatori da parte dell’utenza che non sa quello che ciascun di noi fa e in quali contesti di difficoltà”.

Sulla gogna mediatica lanciata dal web e avallata, probabilmente con troppa leggerezza, dallo stesso Borrelli, è intervenuta anche l’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, da anni in prima linea per tutelare il lavoro dei sanitari e denunciare le numerose aggressioni che subiscono.

“Molti quotidiani  – si legge – riportano la foto di questo medico del San Giovanni Bosco che, in un momento di stanchezza, poggia semplicemente la testa al muro e chiude gli occhi. Gogna mediatica per il collega che non è stato beccato su di una barella disteso con tanto di lenzuolino che lo copre, ma semplicemente su una sedia dove difficilmente in quella posizione anatomica si può entrare in fase rem. In quel nosocomio ci sono 2 postazioni: una dove c’è un internista ed una dove c’è un chirurgo, se in quel preciso momento non vi è alcun paziente chirurgico il medico è libero di chiudere per pochi secondi gli occhi? Magari dopo che ha visitato 200 pazienti? E proprio in quei pochi secondi chi, e dico chi, si è arrogato il diritto di fotografare il collega e divulgare le foto mezzo Internet?”.

“Di certo – si legge nella nota – la foto di un elettricista che chiude gli occhi durante il suo orario di lavoro non avrebbe fatto tanto scalpore… un medico diventa immediatamente simbolo della malasanità e capro espiatorio per dare un alibi ai futuri aggressori. Abbiate pazienza se anche noi dopo 12 ore di servizio diventiamo esseri umani”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.