In una piazza Plebiscito desertificata dalle misure AntiCovid, nel cuore di una Napoli sconvolta dalla perdita di un riferimento insostituibile, due bambini tirano un calcio ad un pallone. Indossano entrambi la maglietta del pibe de oro. “Vedi che cosa risveglia Maradona? Finalmente questa piazza rivive con questa piccola trasgressione, con dei bambini in mascherina che scendono in strada a palleggiare, magari proprio sognando di imitare qualche gesto straordinario di Diego”. A parlare è Eugenio Bennato, cantautore che negli anni ha avuto modo di conoscere personalmente il campione, che tuttavia ci descrive con riverenza e incanto, come si fa quando ci si confronta con un mito.

“Maradona è un simbolo che si adatta sicuramente alla grande storia di Napoli, una storia fatta di contraddizioni. Un luogo in cui convivono indissolubilmente una cultura inarrivabile e un’anima maledetta”. Gli chiediamo un ricordo del grande calciatore che possa racchiudere l’essenza del suo genio, e Bennato ripercorre con nostalgia un preciso momento, un episodio della storia del calcio la cui portata travalicò i confini dello sport per entrare nella leggenda: “Il più grande exploit della sua arte calcistica avvenne in una partita contro l’Inghilterra . Poco prima c’era stata la guerra, e l’Inghilterra non mancò di mandare le sue navi alle Falkland. Poco più di un anno dopo, ci fu la fatidica partita Argentina/ Inghilterra in cui Maradona fece uno sberleffo al mondo intero, con il suo celebre goal di mano, una mano addestrata nei barrios di Buenos Aires, la mano che non appare all’arbitro ma è ben vista dal cielo. Una magia, e una ‘fregatura‘ per l’arbitro e per tutto il mondo. Poi, mentre ancora il pubblico schiumava di rabbia, dopo pochi minuti fece il più grande goal di tutti i tempi”.

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Il cantautore usa spesso la parola “artista” rivolgendosi al calciatore: “Mi viene in mente un sogno, un racconto onirico di Pier Paolo Pasolini, che era un cultore di calcio. Per Pasolini il calcio era un’arte ‘il cui sogno inarrivabile è di dribblare tutti gli avversari e arrivare in porta’. Ma Pasolini non fece in tempo a vedere le prodezze di Maradona, che rese realtà ciò che per il poeta erano sogni irraggiungibili”. Rivolgendo lo sguardo al lato oscuro del Maradona uomo, per Bennato le intemperanze e le debolezze del personaggio facevano comunque parte di un delicato equilibrio, dell’ alchimia complessa e straordinaria di un artista. “Un artista che rimarrà insuperabile e senza eredi.Il suo calcio non era solo di alto livello tecnico, ma era anche fatto di grande spettacolo: non esiste un goal di Maradona che non sia un’opera d’arte. Il più grande spettacolo calcistico di tutti i tempi, un mito di uno sport ,come il calcio, che tra i vari sport più di tutti si nutre di arte”. Il Mito di Maradona ci racconta una storia universale, quella di un ragazzo emarginato di periferia che si mette in testa un sogno incredibile e lo realizza. “Il mio sogno è quello di vincere con la nazionale argentina, diceva Diego ad appena 8 anni. E dal degrado di periferia di Buenos Aires arrivò effettivamente ai fasti della coppa del mondo. Una metafora di vita che chiama a se tanti sogni di gloria e altrettante ansie napoletane”.