Dopo le elezioni politiche il tam-tam a Palazzo Vecchio era incessante: “Dario è il futuro, Dario prenderà il posto di Letta, Dario sarà il nuovo leader del Pd”. Non è passato neanche un anno e tutto è cambiato, non solo a Firenze, per il sindaco Nardella.

Nato a Torre del Greco in provincia di Napoli 48 anni fa, una passione per il violino e studi in giurisprudenza, tre figli, una moglie molto presente nella vita cittadina, Dario Nardella è figlio ed erede della rottamazione renziana. Dopo la sconfitta referendaria del 2016, l’ex vice sindaco si mette in proprio. O meglio segue le evoluzioni del Pd diventando rapidamente gentiloniano, martiniano, zingarettiano, lettiano, bonacciniano e adesso schleiniano.

Pareva il grande predestinato, il ragazzo di Torre del Greco. E invece gli ultimi nove mesi lo hanno trasformato da possibile futuro leader del Pd a uno dei tanti pronto a dire: “Lei non sa chi ero io”. Prima le giravolte congressuali. Mi candido, non mi candido, forse mi candido. Un libro super pubblicizzato, persino sui bus cittadini, mai entrato nella classifica. Eventi di lancio della candidatura annunciati, rimandati, organizzati e derubricati a convegni striminziti come quello dello scorso novembre a Roma.

Doveva essere il via ufficiale e in realtà il buon Dario non fa in tempo a partire che subito torna indietro, come quando a Monopoli ti rimandano al Vicolo Corto. Nardella si ritira, non corre. E decide di appoggiare Schlein come suggeritogli dall`amico Franceschini. Ma poi cambia di nuovo idea e si butta su Bonaccini spiegando a tutti che sarà il numero due della campagna del candidato vincente.

Solo che vince Elly e Nardella si precipita ad accoglierla al grande corteo di solidarietà per i ragazzi del Michelangelo. Ma quel giorno Schlein gli dice la verità: non appoggerà la richiesta dei sindaci di permettere il terzo mandato nei grandi comuni.

Dunque il nostro Dario si trova fuori dal Parlamento, fuori dai giochi nazionali e praticamente fuori da Palazzo Vecchio dove inizia a non contare più come prima. Finché sei potente tutti ti ascoltano, quanto stai per lasciare non ti considera nessuno: regola aurea nelle pubbliche amministrazioni italiane.

Nardella allora si butta a testa bassa sulla candidatura alle Europee ma quando Lucia Annunziata comunica che lascerà la Rai un brivido corre lungo la schiena dei collaboratori del sindaco. Annunziata fuori dalla Rai significa Annunziata capolista alle Europee. Per Nardella combattere con le preferenze per un seggio senza l`aiuto dei romani – molto più forti dei toscani in termini di preferenze – è una sfida impari. Nel frattempo i problemi vengono a galla. Cresce l`insicurezza in città, non solo alla stazione. E i principali dossier rimangono irrisolti. Sullo Stadio il Comune aveva scommesso su una strana soluzione: farlo pagare alla Unione Europea per non scontentare né la Fiorentina né le
sovrintendenze che impedivano l’abbattimento delle curve.

Ma Bruxelles dice no e adesso la follia è quella di far andare avanti lo stadio… a lotti. Mai vista una decisione amministrativa del genere. Lo stadio sarà pagato dal contribuente ma sarà fatto a pezzi perché manca il finanziamento complessivo. Vi immaginate uno stadio che viene costruito a lotti come fosse una metropolitana? Impossibile, lo stadio è un pezzo unico, non è una infrastruttura che si può dividere in più parti.

Ma l’opposizione a Firenze tace su questo tema, forse per evitare di porre troppi problemi adesso e lasciare la sciabolata polemica finale negli ultimi mesi di campagna elettorale. Fratelli d`Italia, invece, attacca il Comune – e direttamente Nardella – sulle multe. Le multe sono la croce di una città che ricava dagli autovelox il doppio di Milano o Roma. Medaglia d`oro sugli autovelox, di bronzo nella classifica generale. E i soldi non vanno tutti alla sicurezza stradale come sarebbe opportuno ma finiscono anche nel bilancio del personale, un modo come un altro per fare cassa non rendendosi conto che se il fiorentino prende dieci multe perché va a 51 chilometri all’ora ha l’impressione di essere vessato e considerato un suddito, non un cittadino.

Nel frattempo cresce e subito scompare una strana vicenda, quella delle multe comminate e poi annullate alla moglie del Sindaco, Chiara Lanni Nardella: il consigliere comunale Draghi, di Fratelli d’Italia (solo omonimia) si incatena fuori dagli uffici della Municipale. Il sindaco minaccia querele ma la storia delle cinque multe alla dottoressa Lanni continua a far discutere soprattutto in ordine ai profili di regolarità delle procedure. Palazzo Vecchio dice che qualcuno ha fatto una soffiata a Fratelli d’Italia, le opposizioni si domandano se è stata corretta la trafila dell’annullamento delle sanzioni. La Procura non pare interessata ad approfondire il caso e forse è un bene visto l’iperattivismo dei Pm fiorentini su altri fronti: non ci sono ipotesi di finanziamenti illeciti da attribuire alle associazioni vicine al Sindaco.

Ma FdI sogna il colpo grosso e vuole portare a Palazzo Vecchio il proprio senatore di punta, Paolo Marcheschi, o un esponente della società civile quale il presidente della Camera di Commercio Bassilichi o il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze Salvadori. E dunque si prepara alla battaglia alzo zero.

Dopo la vicenda delle multe radio Palazzo Vecchio teme l’assalto su vicende analoghe, a cominciare dalle vacanze personali dei membri della Giunta fino ai prestiti sulle case private, temi che in altri tempi scatenarono la fantasia dei media.

Nardella cerca di rilanciare sui contenuti ma le polemiche sembrano sovrastarlo: come quella sulla delibera sugli affitti brevi che porta molti a domandarsi se nella città di Dante sia ancora in vigore la Costituzione o sia sostituita dai regolamenti comunali e il crac del Maggio musicale fiorentino che sembra non arrestarsi.

A un anno dalle amministrative intanto anche a sinistra è partito il toto sindaco. Cecilia Del Re, candidata molto forte ma – si dice – invisa ai coniugi Nardella, è stata defenestrata dalla Giunta qualche settimana fa ma ha chiesto primarie aperte e vuole correre. La carta del sindaco formalmente è l’assessora Sara Funaro, responsabile del sociale, ma in realtà Dario vorrebbe candidare il fido onorevole Gianassi così da liberare uno spazio in Parlamento per se stesso. In casa Cgil crescono le quotazioni di Paola Galgani, brava segretaria regionale dell’organizzazione il cui trasferimento da Borgo dei Greci a Palazzo Vecchio pare tuttavia essere osteggiato da Landini.

Italia Viva sta fuori dalla disputa ma ha pronta la candidatura della renzianissima Stefania Saccardi, attuale vice presidente della Regione anche se qualcuno inizia a fare il nome del giovane sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini. Che cosa pensi Elly Schlein, al momento, non è dato sapere. Sul dossier delle Amministrative non l’hanno ancora vista arrivare.

Valeria Cereleoni

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