In attesa dell’effetto Schlein o dell’onda Meloni, restiamo ancora seduti in attesa di ulteriori segnali. Quelli di ieri non sono bastati e tocca aspettare i ballottaggi del 28 maggio per misurare i risultati delle due leader donne in campi avversi. Per quanto tutti si siano sforzati nel mettere le mani avanti e dire che “questo voto non potrà aggiungere né togliere nulla al quadro politico”, queste amministrative parlano all’agenda dei leader politici. Della destra, della sinistra e del centro. E anche dei 5 Stelle, ovviamente.

Prima di tutto ci dicono che la partecipazione al voto locale tiene in termini di partecipazione più che in quello politico nazionale. Non c’è stato il temuto crollo e l’affluenza si è attestata sul 60 per cento, un punto percentuale in meno. Erano 595 i comuni al voto, circa sei milioni gli aventi diritto e tredici i capoluoghi di provincia. Otto governati dal centrodestra: Imperia, Pisa, Massa, Siena, Sondrio, Treviso, Vicenza e Terni. Cinque dal centrosinistra: Brescia, Ancona, Teramo, Latina e Brindisi.

Alle 20 di ieri sera, al momento di andare in stampa, c’erano ancora poche certezze (qui la diretta dello spoglio). Imperia è un caso a sé per via di un’anomalia chiamata Claudio Scajola: a 75 anni suonati l’ex ministro dell’Interno ed ex pietra miliare di Forza Italia ha stravinto al primo turno, per la seconda volta di fila, come civico mettendo insieme quella che viene chiamata “la destra a modo e anche molta sinistra”. Insomma, il buon governo delle città senza colori nè ideologie. Uno dopo l’altro tutti i partiti del centrodestra hanno rinunciato al simbolo – ha iniziato Toti, a seguire Forza Italia, Lega e tre settimane fa anche Fratelli d’Italia che difficilmente rinuncia a qualcosa – e hanno appoggiato “Polis” cioè il progetto politico di Scajola che ha strappato più del 60% al primo turno. Il Pd di Elly Schlein aveva benedetto la candidatura di Ivan Bracco, agente della polizia postale e noto per aver più volte messo sotto inchiesta, senza risultati, lo stesso Scajola.

A parte il caso Imperia, sono cinque i capoluoghi che decidono chi vince e chi perde in questa tornata elettorale: Ancona, feudo storico della sinistra e della sindaca Valeria Mancinelli (non ricandidabile) dove la destra non ha mai toccato palla; Brescia governata da dieci anni dal centrosinistra; Vicenza guidata dal centrodestra; Siena e Pisa ex roccaforti del centrosinistra dove il Pd di Elly Schlein dovrà misurare la sua capacità di espansione.

Il centrodestra ha tentato il colpaccio a Brescia. Salvini le ha provate tutte per spingere il suo candidato Fabio Rolfi ma ha fallito e questo avrà contraccolpi sui già precari equilibri di maggioranza. Poco dopo le 18 il caschetto biondo della ex vicesindaco Laura Castelletti, braccio destro di Del Bono nel frattempo eletto in Regione, e sostenuta da Pd e Terzo Polo (ma non dai 5 Stelle) ha potuto dichiarare la vittoria con largo margine. “Auspicavamo questa vittoria – ha detto – e sono fiera di essere la prima sindaca donna di questa città competitiva, solidale, attenta all’ambiente e ai fragili. Siamo capitale nella cultura, nella manifattura e nell’innovazione. In questa città hanno stazionato molti ministri nelle ultime settimane per spiegarci cosa dobbiamo fare (il riferimento è soprattutto a Salvini, ndr). Possiamo dire che le hanno spiegate male e che questa città è abituata ad autodeterminare da sola le proprie”. Nessuno quindi provi a mettere il cappello su questa vittoria. Neppure la nuova segretaria Elly Schlein.

Andrà al ballottaggio Ancona dove i leader del centrodestra hanno voluto mettere la faccia nei comizi finali puntando tutte le fiches sull’azzurro Daniele Silvetti. A proposito del valore nazionale di questo voto. Alle 20 Silvetti era in vantaggio (45%) mentre Ida Simonella, candidata di Pd, Azione e Italia viva era al 41%. Il Movimento 5 Stelle ha deciso di andare per conto suo e punta al 10 per cento. Voti che sarà utile recuperare per il ballottaggio. Il centrodestra invece è già compatto su Silvetti e sarà complicato allargare il perimetro in vista del ballottaggio. Per qualche ora Giorgia Meloni è stata convinta di aver fatto il colpaccio, togliere Ancona al centrosinistra dopo 25 anni e chiudere il cerchio iniziato a disegnare tre anni fa quando la regione andò alla destra.

Percentuali bulgare a Latina, che era del centrosinistra, dove la candidata della destra Eleonora Celentano è subito arrivata al 70 per cento. Fermo al 30% il candidato del centrosinistra Damiano Coletta. Bulgare anche le percentuali di Treviso assegnata al primo turno all’uscente Mario Conte (Lega, 64%).

Il Pd conferma al primo turno anche Teramo e spera sui ballottaggi a Vicenza, Terni, Brindisi e nella Toscana rosè. Tre i capoluoghi al voto, Massa, Pisa e Siena. Tre ex roccaforti perse cinque anni fa e su cui ora la segretaria Elly Schlein tenta la riconquista. A Pisa il candidato del centrodestra, il leghista Michele Conti è avanti ma di poco (50%) rispetto al candidato di Pd e M5s Paolo Martinelli fermo al 40%. Buono per i dem il risultato di Siena, persa cinque anni fa per le divisioni interne. Ieri sera la candidata del Pd e della lista civica Anna Ferretti aveva raggiunto il 40%. Il centrodestra unito (Nicoletta Fabio) era fermo al 25,4%. Decisive saranno le alleanze per il ballottaggio. Il candidato della sinistra (Fabio Pacciani) ha preso il 13%, Massimo Castagnini (Terzo Polo) ha raggiunto il 7% e i 5 Stelle sono fermi al 3,4. La segretaria Elly Schlein ha puntato molto su Siena. Giosi Ferrandino, ex Pd ora Italia Viva, è eletto sindaco a Casamicciola.

Ancora più complessa la situazione a Massa, dove destra e sinistra si sono frantumati e non si capisce chi la spunterà. Il sindaco uscente Persiani, ex Fratelli d’Italia, appoggiato da Lega e Forza Italia ma non dal partito della premier, si è fermato al 34%. A seguire il candidato di una sinistra divisa in mille rivoli il cui candidato Enzo Ricci ha raggiunto il 29,8, buono ma non abbastanza. A seguire ci sono Marco Guidi, candidato della destra-destra con il 21% e i 5 Stelle (5.9). Che i prossimi quindici giorni portino consiglio a chi di dovere. Per Persiani un ottimo risultato frutto tutto sommato di un buon governo.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.