Avete mai visto un tale, che sui social inneggia a Benito Mussolini, candidarsi ed essere in una coalizione di centrosinistra, tra l’altro in un momento in cui mezza Italia grida al pericolo fascista? Beh, se non l’avete mai visto sappiate che succede anche questo nella politica napoletana ormai allo sbando. Protagonista della paradossale vicenda è Vincenzo Sollazzo, da pochi giorni consigliere della Municipalità di Barra-Ponticelli-San Giovanni a Teduccio. Sul suo profilo Facebook sono stati scovati post, inni e foto che esaltano il fascismo. Non si tratta del primo né dell’ultimo nostalgico. Fatto sta che le esternazioni di Sollazzo hanno creato imbarazzo al centrosinistra partenopeo.

Il sindaco Gaetano Manfredi, dopo aver chiarito di non conoscere «questo consigliere di municipalità», ha precisato che «alcune sue considerazioni diffuse sui social sono opposte ai valori fondanti della nostra coalizione e della politica che intendiamo realizzare per Napoli». Poi è toccato a Marco Sarracino, segretario metropolitano del Partito democratico in odore di nomina ad assessore comunale, ricordare che «gli ideali fascisti non sono compatibili con la storia del Pd» e che Sollazzo «non può entrare in maggioranza nella sesta Municipalità». Insomma, la questione è piuttosto spinosa. E questo per almeno due ordini di motivi. Il primo: ragionare per sillogismi si rivela spesso un boomerang. Da giorni, infatti, i vertici nazionali del Pd sono impegnati a impallinare Forza Nuova e Fratelli d’Italia. Il ragionamento è semplice: Roberto Fiore, fondatore di Forza Nuova ora in carcere per l’assalto alla sede romana della Cgil, è fascista e il suo movimento va sciolto; Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è espressione di una tradizione fascista, dunque è legata a Fiore e a Forza Nuova; di conseguenza, come ha sostenuto Peppe Provenzano, Meloni e Fratelli d’Italia sono «fuori dall’arco repubblicano».

Seguendo questo ragionamento, Sollazzo è fascista; Sollazzo è candidato nella coalizione di Manfredi; ergo, anche Manfredi è fascista. Follia allo stato puro: non basta un simile sillogismo per mettere in discussione la fede democratica del nuovo sindaco di Napoli, così come non può essere qualche retaggio culturale in comune con Forza Nuova a fare di Fratelli d’Italia un partito sovversivo. E allora? Il caso Sollazzo non vale a dimostrare la fede fascista di Manfredi, ma è una prova del degrado in cui è piombata la politica napoletana. Quando si forma una coalizione di 13 liste, quando si mette insieme tutto e il contrario di tutto pur di vincere le elezioni, si corre il rischio di non riuscire a controllare il profilo di tutti i candidati.

Con buona pace di chi, come Manfredi, ha perfino istituito un comitato chiamato a garantire proprio la “illibatezza” degli aspiranti consiglieri. In altre parole, il caso Sollazzo non rappresenta un pericolo per la democrazia, ma è senz’altro la cifra di una politica che ha smarrito ogni rigore ideale e organizzativo: una tendenza che Manfredi, da leader riconosciuto quale ormai è, farà bene a invertire, magari già in vista della nomina della sua prima giunta comunale.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.