La misura cautelare, il tempismo dell’inchiesta, le accuse ipotizzate dagli inquirenti: la notizia dell’arresto di Pietro Ioia, garante dei detenuti della Città metropolitana di Napoli, arriva come un terremoto. Scuote, coglie alla sprovvista, lascia attoniti. Ioia è accusato di essersi fatto corrompere accettando di far parte di un’associazione a delinquere che lucrava facendo entrare droga e telefoni cellulari in carcere, nel carcere di Poggioreale.

Appena ventiquattro ore prima dell’arresto, Ioia era alla Conferenza nazionale dei garanti regionali e territoriali tenutasi a Napoli e aveva preso la parola per fornire il proprio contributo di idee e denunciare le criticità nella gestione del vitto e del sopravvivo in alcuni istituti penitenziari. Adesso è al centro di accuse gravissime, aggravate dal fatto di aver agito sfruttando il suo ruolo di garante e la possibilità, che da tale ruolo deriva, di entrare nelle carceri e avere contatti con i detenuti. Se queste accuse non dovessero trovare alcuna conferma processuale ci troveremmo dinanzi a un ennesimo caso di gogna mediatica e giudiziaria, se invece la conferma dovesse arrivare si tratterebbe della responsabilità del singolo che non deve intaccare né svilire la figura del garante dei detenuti.

In ogni caso, tuttavia, appare ancora una volta evidente quanto fallimentare sia il sistema carcere così come è strutturato. Il carcere genera violenza, produce aberrazioni, distorce i rapporti tra le persone che lo popolano, siano essi reclusi o chi all’interno di quelle strutture ci lavora. Il grande rischio, in questo momento, è di fare di tutta l’erba un fascio e demolire non solo la figura del garante ma anche la funzione della pena che è poi la sua stessa natura, cioè la funzione di recupero del condannato ai fini della sua rieducazione, di un suo reinserimento nella società. Pietro Ioia ha incarnato proprio tutto questo, diventando una sorta di simbolo del riscatto dopo il carcere, della seconda chance per cambiare vita, obiettivi e frequentazioni.

Da ieri mattina è in carcere, e ironia della sorte proprio a Poggioreale, e, assistito dall’avvocato Raffaele Minieri, oggi comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. I carabinieri di Castello di Cisterna, coordinati dalla Procura di Napoli, hanno intercettato per mesi, a cavallo tra giugno dell’anno scorso e gennaio di quest’anno, il suo telefono e quelli di altri sette indagati e hanno ripreso, con intercettazioni ambientali, i colloqui che da garante cittadino aveva con alcuni detenuti. Accusano Ioia di esseri fatto corrompere per «i soldi per il motorino, i soldi per Natale, i soldi per il primo dell’anno». È duro il gip nel ritenere le esigenze cautelari gravi al punto da non poter scegliere altra misura se non il carcere: «Ioia, sfruttando il suo ruolo di garante dei detenuti, piuttosto che agire nell’interesse della collettività ne approfittava per trarne occasione di ingenti guadagni».

«È una notizia sconvolgente – commenta Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi CainoVedremo a cosa porteranno le indagini e se l’accusa sarà provata. Constato che anche in questo caso poteva essere evitata la custodia cautelare in carcere». Si dice «attonito» il garante regionale Samuele Ciambriello: «Ho piena fiducia nella magistratura e spero che il garante Ioia possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. Questo episodio non può e non deve delegittimare l’operato di tutti noi garanti». Anche il portavoce della conferenza dei garanti territoriali, Stefano Anastasia interviene su questo punto: «I garanti svolgono un lavoro prezioso nella tutela dei diritti dei detenuti che è parte della legalità penitenziaria e non può essere messo in ombra dall’eventuale abuso dei propri poteri da parte di uno di loro». Intanto il Comune di Napoli ha avviato la procedura per revocare a Pietro Ioia l’incarico di garante cittadino.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).