Ha raccolto il testimone prima di Anna Politkovskaja, poi di Natalia Estemirova: entrambe uccise
Giornalista russa Elena Milashina picchiata in Cecenia: dita spezzate, sul corpo liquido tossico (già usato con Navalny). Il ‘dispiacere’ del Cremlino
La reporter di Novaya Gazeta aggredita insieme all’avvocato Alexander Nemov: erano nel regime di Kadyrov per documentare l’udienza finale del processo contro Zarema Musaeva, madre di due oppositori

Dita spezzate, lividi sul corpo cosparso di vernice tossica, capelli rasati e difficoltà a reggersi in piedi. Queste le condizioni della giornalista di Novaya Gazeta, Elena Milashina, aggredita e picchiata brutalmente in Cecenia mentre insieme all’avvocato Alexander Nemov (che ha una gamba lacerata da una coltellata) volevano seguire il verdetto del caso contro Zarema Musaeva, la madre dell’avvocato per i diritti umani Abubakar Yangulbaev, condannata a cinque anni di reclusione con l’accusa di frode e violenza nei confronti della polizia
La macchina sulla quale viaggiavano sulla strada dall’aeroporto di Grozny è stata bloccata da uomini armati che li hanno aggrediti, picchiandoli e distruggendo l’attrezzatura e impossessandosi dei loro telefoni cellulari. I due sono stati ricoverati in ospedale e sono sotto choc. Milashina aveva raccolto il testimone di Natalia Estemirova, uccisa nel 2009, tre anni dopo l’omicidio della collega Anna Politkovskaja, uccisa nell’androne di casa nel 2006. Raccontare la Cecenia del dittatore e uomo fidato di Vladimir Putin, Ramzan Kadyrov vuole dire mettere a repentaglio la propria vita.
In una foto diffusa su Twitter si vede la reporter con entrambe le mani fasciate, la testa rasata e ricoperta, insieme alla faccia, di una sostanza verde. Sembra che si tratti di un antisettico comunemente venduto in Russia e già utilizzato nel 2017 per due volte in attacchi contro l’oppositore del Cremlino, Alexei Navalny; ha effetti collaterali sia sulla pelle che agli occhi e può arrivare a causare cecità.
Come ha riferito l’organizzazione per i diritti umani Memorial, “le dita di Elena Milashina sono state rotte e a volte perde conoscenza, ha lividi su tutto il corpo”. Gli aggressori hanno minacciato di ucciderli, puntando una pistola alle loro teste, ha aggiunto l’avvocato Nemov.
Singolari quanto inattendibili le parole del Cremlino attraverso il portavoce Dmitrij Peskos: “L’attacco all’avvocato russo Aleksandr Nemov e alla corrispondente del quotidiano “Novaya Gazeta” Elena Milashina avvenuto oggi in Cecenia richiede misure drastiche“. “Sono le forze dell’ordine che devono valutare l’accaduto, ma naturalmente stiamo parlando di un attacco molto grave che richiede misure abbastanza drastiche”, ha detto Peskov. Il portavoce ha anche spiegato che il presidente russo, Vladimir Putin, è stato informato dell’attacco, aggiungendo che la commissaria per i diritti umani della Russia, Tatjana Moskalkova, si sta occupando della questione.
Parole che arrivano dopo la censura dei mesi scorsi imposta proprio a Novaya Gazeta guidato dal Premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov. Il più importante giornale russo indipendente nel marzo del 2022, a un mese dall’inizio dell’invasione in Ucraina, sospese le pubblicazioni. Successivamente, come forma di autotutela la Novaya Gazeta aveva quindi aperta una edizione europea online, già entrata nella ‘black list’ delle pagine web bloccate dalla Roskomnadzor su richiesta della procura russa.
Elena Milashina was literally collapsing in the hospital today.
https://t.co/z6jMMmwAMr— Kevin Rothrock (@KevinRothrock) July 4, 2023
Milashina, autrice di numerose inchieste su violazioni dei diritti umani in Cecenia, fra cui quella sugli abusi e uccisioni di persone Lgbtq nel 2017, era arrivata in Cecenia per seguire l’udienza conclusiva del processo che vedeva imputata Zarema Musaeva accusata in ritorsione contro l’attività politica dei figli, entrambi oppositori e rifugiati all’estero, Abubakar e Ibrahim. Musaeva, rapita a Nizhni Novgorod nel gennaio del 2022 e portata in seguito in Cecenia, è stata condannata a cinque anni e mezzo di carcere, la pena chiesta dall’accusa.
Oggi un gruppo di uomini armati e con il volto coperto hanno aggredito brutalmente Milashina e l’avvocato Aleksandr Nemov coinvolto nel caso Musaeva. La donna, che ha 53 anni e ha gravi problemi di salute, è stata giudicata colpevole di aggressione a pubblico ufficiale e frode. La sentenza pronunciata oggi “equivale a una condanna a morte”, ha commentato il figlio Abubakar Yabgulbaev.
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