E tre. Dopo gli interventi di Luciano Violante e Giovanni Canzio è stato il presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi, a tornare sul tema della giustizia disciplinare delle toghe e a invocare la costituzione di un’unica Alta Corte che valuti le condotte di tutti i magistrati italiani a qualunque ordine (ordinario, amministrativo, contabile, tributario) essi appartengano.

Tutte e tre le autorevoli prese di posizione muovono esplicitamente dalla convinzione che sia necessario sottrarre la giustizia disciplinare all’interferenza delle correnti e dei loro esponenti dentro e fuori gli organi di autogoverno.
La questione è delicata. Il giudizio disciplinare costituisce, probabilmente, l’espressione più alta dell’autogoverno delle magistrature e, quindi, della sua funzione di garante dell’autonomia e dell’indipedenza di ciascun ordine giudiziario. Il fatto che uomini di primo piano delle istituzioni invochino l’esternalizzazione dei procedimenti disciplinari dal circuito dell’autogoverno per assegnarlo, fuori da esso, a un pur prestigioso consesso costituisce il segno evidente che qualcosa di profondo e di radicale non funziona in quel mondo e la cosa è tanto più allarmante in quanto la proposta proviene da magistrati (Canzio e Patroni Griffi) che hanno esercitato o esercitano funzioni apicali proprio nel sistema della giustizia disciplinare.

Il presidente Canzio ha fatto parte, quale presidente della Cassazione, del Csm ed era all’apice dell’organo chiamato a sindacare anche le sentenze della Sezione disciplinare dello stesso Csm (ossia le sezioni unite di piazza Cavour). Sarebbe, ovviamente, necessaria una riforma costituzionale. Quindi, all’incirca, per almeno altri tre o quattro anni neanche a parlarne, salvo che l’elezione del presidente della Repubblica non consegni nuove maggioranze capaci di proiettarsi nelle prossime Camere che abbiano a cuore le sorti della giustizia italiana, ma al momento di metter mano alla Costituzione non ne parla nessuno, vista anche la maledizione che colpisce ogni riformatore (Renzi da ultimo).
E quindi? Verrebbe da chiedersi che fare. Inizia il dibattito per la riforma del sistema elettorale del Csm così tanto sollecitata dal Quirinale al ministro Cartabia. Abbiamo già scritto che la presidenza della Repubblica spinge perché entrino a far parte dell’organo dell’autogoverno magistrati di provata esperienza e di alto profilo e auspica che la riforma favorisca questa opzione. Uno spiraglio, forse. Un’occasione, volendo.

C’è da chiedersi quale disposizione costituzionale faccia divieto di chiamare i magistrati italiani a votare non solo per la composizione del Csm, ma più specificamente per indicare i componenti della Sezione disciplinare. Si ricordi che quella Sezione è l’unica la cui composizione non muta nei quattro anni in cui il Csm resta in carica e tecnicamente sarebbe possibile consegnare a ciascun elettore due schede. Nella prima si esprimerebbero le preferenze per i componenti del Csm, nell’altra i soli nomi dei quattro componenti togati che dovrebbero dar vita alla Sezione disciplinare. Il tutto senza alcun vincolo di lista e consentendo candidature senza una previa presentazione da parte dei gruppi associativi. Parimenti, sempre per legge, nulla impedirebbe al Parlamento in seduta comune di designare il componente laico che andrebbe a comporre la stessa Sezione disciplinare, ferma la presidenza che deve spettare al Vice presidente eletto dal Csm tra i consiglieri di nomina parlamentare.

I 5/6 della Sezione disciplinare sarebbero, così, chiamati a esercitare la peer review – ossia a sindacare le condotte dei magistrati italiani – in forza di una precisa investitura rilasciata dal corpo elettorale dei giudici e dal Parlamento e con l’autorevolezza che da ciò deriva; probabilmente anche con un’indipendenza dalle correnti e, forse, dalla politica che pare a quel parterre di fini giuristi una necessità improcrastinabile. Certo, è chiaro, resta il problema dei supplenti, ma con un pizzico di buona volontà si supera anche questo scoglio e lavorando sulla scheda la soluzione si troverebbe agevolmente.