L’ultimo a vedere in vita Diego Armando Maradona è stato il nipote, Johnny Espósito, figlio della sorella Maria Rosa. Erano le 23 di martedì 24 novembre, molte ore prima del decesso ufficiale, avvenuto nella tarda mattinata di mercoledì 25 novembre (le 15.30 in Italia) nella casa del quartiere San Andres, nella località di Benavidez, nel dipartimento di Tigre in provincia di Buenos Aires.

Maradona, che lo scorso 30 ottobre ha compito 60 anni, era stato operato il 3 novembre al cervello a causa di un ematoma subdurale che aveva generato un coagulo in una regione del cervello. L’11 viene dimesso dall’ospedale e si trasferisce nell’abitazione di San Andres per proseguire la riabilitazione e sconfiggere la dipendenza alcolica che l’aveva fatto sprofondare in una crisi depressiva.

Secondo la ricostruzione della Procura di San Isidro, riportata dal Clarin (quotidiano argentino che ha dato per primo la notizia del decesso di Maradona), quando alle 11.30 del 25 novembre lo psicologo (Carlos Dìaz) e la psichiatra (Augustina Cosachov) entrano nella stanza del campione argentino non subito si rendono conto che qualcosa non va. Diego non risponde ma pensano dorma.

Nella casa sono presenti anche il nipote e un assistente dell’ex fuoriclasse argentino. Dopo un po’ provano a svegliarlo ma non arrivano cenni di vita. Così chiamano i primi soccorsi: arrivano i sanitari che provano la rianimazione cardiopolmonare. Niente. Diego non reagisce. Vengono chiamate numerose ambulanze, circa una decina. Nel frattempo un medico chirurgo che abita nelle vicinanze prova a soccorrerlo.

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Quando arrivano i rinforzi, oltre al medico Leopoldo Luque (quello che lo ha operato al cervello), vengono portate avanti le manovre di rianimazione con la somministrazione di adrenalina e atropina prima di constatare il decesso. Nel frattempo arrivano al capezzale del Pibe de Oro anche le figlie Dalma, Gianinna e Jana e l’avvocato Matìas Morla.

Secondo il risultato preliminare dell’autopsia, la morte è stata il risultato di uno scompenso cardiaco acuto che ha generato un edema polmonare.

La notizia inizia a diffondersi intorno alle 13.20 (le 17.20 in Italia) e viene confermata dalla Procura Generale di San Isidro, con il procuratore John Broyad che dispone l’esame autoptico poi effettuato intorno alle 19 (23 in Italia) all’ospedale di San Fernando. Le indagini, guidate da un pool di tre magistrati, sono chiamate a stabilire le cause che hanno portato al decesso.

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Maradona negli ultimi giorni, secondo quanto descritto dai suoi familiari e dalle persone che lo frequentavamo, era molto ansioso, depresso e angosciato. Il suo staff medico valutava la possibilità di proseguire la riabilitazione a Cuba, l’isola dell’amico Fidel Castro (morto anche lui il 25 novembre del 2016) dove già curò in passato la sua dipendenza dalla cocaina.

Non c’è stato tempo. Diego è morto probabilmente nel sonno. Triste, solitario y final. Se ne è andato con il rimorso di non aver riunito tutti i suoi figli in occasione dei 60 anni: oltre a Dalma e Gianinna, anche Jana, Diego Fernando e Diego Armando Maradona jr, il figlio napoletano che proprio nelle scorse ore è stato dimesso dall’ospedale Cotugno di Napoli dopo settimane di ricovero per la positività al coronavirus.

Il presidente argentino Alberto Fernández ha disposto tre giorni di lutto nazionale a partire da mercoledì 25 novembre. La camera ardente sarà allestita già da giovedì 26 novembre nella Casa Rosada, il palazzo della presidenza argentina a Buenos Aires. Si stima, nonostante la pandemia, il via vai di almeno un milione di persone.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.