Diego Armando Maradona è morto. Il ‘pibe de oro’, 60 anni lo scorso 30 ottobre, è deceduto in seguito ad un arresto cardiorespiratorio mentre si trovava nella sua casa di Tigres (provincia di Buenos Aires): a darne notizia per primo è stato il giornale argentino Clarin. L’inevitabile “è accaduto”, scrive il Clarin, che parla di schiaffo “emotivo e nazionale” e di “triste realtà”.

Soltanto lo scorso 11 novembre era stato dimesso dalla clinica Los Olivos di Buenos Aires. Era stato trasferito in un appartamento preso in affitto non distante dalla clinica dov’è stato operato. Le condizioni dell’ex campione argentino erano state definite buone. Soltanto pochi giorni dopo il suo compleanno era stato infatti operato al cervello dopo che una Tac aveva evidenziato un ematoma subdurale, che aveva generato un coagulo in una regione del cervello.

Secondo quanto mostrano le immagini dei principali canali televisivi, sarebbero nove le ambulanze sono già presenti nella residenza dell’ex fenomeno del calcio mondiale.

Il Governo argentino ha ufficializzato l’istituzione di tre giorni di lutto nazionale per commemorare la scomparsa di Maradona, mentre un minuto di silenzio sarà svolto prima delle partite di Champions League ed Europa League per rendere omaggio al Pibe de oro.

L’ULTIMA INTERVISTA – In occasione dei suoi 60 anni, prima dell’operazione al cervello, Maradona si era raccontato in una intervista a France Football in cui ha ricordato, tra le altre cose, l’indimenticabile gol capolavoro contro l’Inghilterra e la rete realizzata di mano nel Mondiale di Messico ’86: “Se potessi lo rifarei – aveva spiegato Maradona a France Football – mi piacerebbe fare un altro gol così all’Inghilterra. Ma stavolta con la mano destra. Sarebbe il regalo perfetto per i miei 60 anni”. Parlando del calcio ‘moderno’, Maradona spiegava: “Messi e Cristiano (Ronaldo), Cristiano e Messi per me questi due sono una spanna sopra gli altri. Non vedo nessuno avvicinarsi a loro. Nessuno raggiunge la metà di quello che fanno”.

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LA CARRIERA – Nato a Lanús, il 30 ottobre 1960, Maradona debutta da professionista nell’Argentinos Juniors a soli 16 anni nel 1976. Passa quindi al Boca Juniors, la squadra per la quale tifava il padre e di cui lui stesso resterà sempre tifosi, con cui vinse un Campionato di Apertura 1981. L’anno dopo arriva lo sbarco in Europa nelle file del Barcellona, con cui vinse solo una Coppa del Re. Vittima di un grave infortunio per un brutto fallo di un avversario, Maradona non legò mai con l’ambiente del Barcellona e nel 1984 dopo una complessa trattativa passò al Napoli per 13 miliardi e mezzo di lire. Accolto come un Dio nella presentazione ufficiale davanti a circa ottantamila persone, allo stadio San Paolo, Maradona trascinò il Napoli alla vittoria del suo primo storico Scudetto nel 1987. Nel 1990, quando ormai i rapporti con il presidente Corrado Ferlaino si era già rotto, il Pibe de Oro guidò gli Azzurri alla conquista anche del secondo Scudetto. Con il Napoli, Maradona ha vinto anche 1 Coppa Uefa, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa italiana.

Fuggito dall’Italia dopo la positività alla cocaina, nel 1992 tornò a giocare nelle file del Siviglia in Spagna. Quindi il ritorno in Argentina nelle file del nel Newell’s Old Boys e infine ancora del Boca Jr, con cui giocò la sua ultima partita in Superclásico contro il River Plate il 25 ottobre 1997. In Nazionale, Maradona debuttò nel 1977 e dopo la delusione per la mancata convocazione per i Mondiali in casa del 1978, guidò l’Albiceleste nelle successive quattro edizioni. Nel 1986 trascinò quasi da solo l’Argentina alla vittoria in Messico, mentre nel 1990 portò la squadra in finale contro la Germania ma dopo aver battuto in semifinale l’Italia in un San Paolo diviso fra tifosi degli Azzurri e di Maradona. Nel 1994, suo ultimo Mondiale, stava trascinando ancora l’Argentina quando venne fermato per una positività al doping. In totale ha giocato 91 partite, segnando 31 reti con la nazionale.

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LA VITA FUORI DAL CAMPO – Campione indiscutibile sul campo da gioco, Maradona ha vissuto una vita a dir poco burrascosa fuori dal rettangolo verde. Diego iniziò a fare uso di cocaina già a Barcellona, ma a Napoli la situazione sfociò in una vera e propria tossicodipendenza. Sempre nel capoluogo partenopeo fece scalpore l’amicizia con noti esponenti della camorra, in particolare con esponenti del clan Giuliano di Forcella.

Gli anni successivi al ritiro furono segnati da problemi legati ad alcol e droga, con la salute che peggiorò progressivamente costringendolo a diversi ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici, oltre a piani di recupero di disintossicazione. In Italia Maradona fu al centro anche di problemi legati ad accuse di evasione fiscale.

Note anche le sue simpatie politiche di sinistra e l’amicizia con alcuni grandi leader politici mondiali come Fidel Castro, il ‘lider maximo’ morto nello stesso giorno del Pibe de oro, il 25 novembre del 2016, ma è nota anche la stima nei confronti di Vladimir Putin e dell’ex presidente venezuelano Hugo Chávez. Altrettanto noto l’odio nei confronti dell’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush e nei confronti dell’Inghilterra, legato alla guerra tra Regno Unito e Argentina per le isole Falkland: il gol di mano contro l’Inghilterra nel Mondiale del 1986, la famosa “mano de dios”, fu dedicata dallo stesso Maradona al conflitto terminato soltanto quattro anni prima.

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IL RICORDO DI PELÈ – “È triste perdere gli amici in questo modo. Sicuramente un giorno giocheremo insieme lassù nel cielo”. Così Pelè, che con Maradona divide gli appassionati di calcio sul dibattito sul “più grande di sempre”, ha ricordato la scomparsa del campione argentino. Pelè ha su Instagram ha aggiunto: “Ho perso un caro amico e il mondo ha perso una leggenda”. C’è molto altro da dire, ma per ora possa Dio dare forza alla sua famiglia.”, ha concluso il suo post l’ex campione brasiliano.

 

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