Visto che va “tutto bene” come dicono Crimi, Di Maio e Zingaretti, allora Conte può anche aspettare un giorno o due. Tanto più che Teresa Bellanova, la capodelegazione, deve essere presente al vertice europeo dei ministri dell’Agricoltura. Ballano dossier importanti, finanziamenti. Roba seria. Matteo Renzi ci aveva già pensato lunedì sera leggendo i primi resoconti dei colloqui a palazzo Chigi con M5s e Pd. Quei messaggi tranquillizzanti, «nessun rimpasto», «l’azione di governo deve andare avanti per risolvere i problemi degli italiani», persino quella promessa di Di Maio («adesso dobbiamo far valere ancora di più il nostro peso in Parlamento») che sa tanto di mani avanti per dire «guai a chi tocca una pedina 5 Stelle».

Insomma, una melassa che sottintende quello dice un ministro Pd: «Lasciamo le cazzate al cazzaro (cioè Renzi, ndr) e noi occupiamoci di cose serie». Ad esempio far diventare “rossa” tutta Italia per le feste di Natale quando i parametri dei tecnici dicono che dovrebbe essere gialla. Quei pochi dubbi rimasti sono andati via ieri mattina leggendo i titoli dei giornali. “Conte tenta di isolare Renzi” e, ovviamente, Pd e M5s “complici” era quello di Repubblica. Sempre con la sensazione sgradevole che la comunicazione del premier suggerisca il massacro dei partner di maggioranza. Così ieri alle 9.30 fonti di Italia viva hanno avvisato che, causa impegni non rinviabili della ministra Bellanova a Bruxelles, «è stato chiesto di spostare l’incontro con il premier Conte in calendario oggi alle 13 a mercoledì sera, al più giovedì mattina». Dipende dall’agenda del premier. Il messaggio è chiaro: visto che la fa facile, Conte può attendere ancora un po’. Se il premier cerca di isolare il leader di Italia viva, Renzi ricambia. Si chiama “bagno maria”. Oppure, logoramento. Perché più passano le ore, più il Pd si organizza e il premier dà sempre meno le carte.

La verifica è andata avanti comunque con l’incontro (ieri sera alle 19) con le delegazione di Leu, capofila il ministro della Sanità Roberto Speranza, che ha chiesto «più investimenti per la Sanità perché i 9 miliardi previsti (ma da chi, visto che il ministro non ne sapeva nulla? ndr) sono troppo pochi». Fratoianni, Fornero e De Petris hanno chiesto il coinvolgimento nella cabina di regia o struttura di missione di sindacati e parti sociali. Di trovare il modo di individuare un referente per il Pnrr, il Recovery plan italiano, e al tempo stesso di tutelare la centralità del Parlamento e della pubblica amministrazione. Leu non ha un problema di rimpasto: ha solo un ministro. Speranza, e guai a chi lo tocca. Se il rinvio del confronto con Conte contiene un messaggio per addetti ai lavori, il leader di Italia viva ha parlato chiaro nella enews e poi a Carta bianca su Rai 3.

Nella newsletter pochi ma chiari concetti. Il primo: «Siamo contenti che il blitz notturno del premier che puntava ad approvare in Cdm un documento non condiviso da nessuno e una task force in grado di sostituirsi al Governo e al Parlamento sia stato ufficialmente bloccato. Lo avevo chiesto in Parlamento e oggi sono felice che tutti diano ragione a Italia Viva». Il secondo: «A noi non interessano le poltrone, le nostre ministre sono pronte a lasciare il mandato, ma le idee e i fatti». Il terzo: «Sul tema del salto di qualità nell’azione di governo che tutti invocano diremo la nostra al premier con un documento scritto». Il quarto punto è un omaggio a Mario Draghi. «È sempre bello leggere le sue riflessioni – scrive Renzi – Ci richiama a una visione seria e intelligente del nostro futuro ed evidenzia la necessità di predisporre un Next Generation Ue di grande qualità».

L’ex presidente della Bce ha la rara capacità di emergere dal suo vigile silenzio nei momenti più difficili. «La sostenibilità dei debiti pubblici sarà giudicata anche da come verrà impiegato il Recovery fund. I progetti devono avere un rendimento elevato» ha detto presentando il Rapporto del think tank economico G30 in esclusiva sul Corriere della Sera (unico giornale italiano). È la terza volta che Draghi parla durante la pandemia: a marzo sul Financial times disse che l’unica ricetta in tempi di guerra è fare debito; a fine agosto, ospite al Meeting di Rimini, spiegò che quel debito, necessario, doveva però essere “buono”. Diffuso consenso bipartisan. Ogni volta che Draghi si fa sentire, per Conte è un incubo perché molti lo vorrebbero vedere al suo posto.

Conte vorrebbe risolvere la verifica che è stato costretto tra lo stallo e la melina: ascolto, proposte, promesse, poi però non cambia mai nulla. Ma per Renzi il tanto rumore per nulla sarebbe la condanna politica. La partita deve restare aperta. Conte infatti non si rilassa perché, al di là della squadra di governo che tra Pd e 5 Stelle è un blocco unico col premier, in queste ore Zingaretti e il Pd che sta in Parlamento stanno invece agendo in perfetta sintonia con le posizioni e le denunce di Renzi. La frase «nessun rimpasto, non ci interessa» è lo specchietto per le allodole che il segretario dem sta usando per fare ben altro. In linea, appunto, con le denunce dell’ex segretario.

Uscito lunedì sera da palazzo Chigi, Zingaretti ha con una mano stoppato il rimpasto (punto debole per Conte) e con l’altra ha iniziato/continuato a lavorare per “correggere” l’azione di governo del premier. Quindi tavole rotonde web su come investire le risorse per lo sviluppo del paese, dossier su temi come lavoro, rilancio delle imprese, sanità, fisco più giusto, protagonismo delle donne, un nuovo modello sociale. «Per fare questo è doveroso coinvolgere il Paese e ascoltare» ha ripetuto ieri sera.

Qual è l’obiettivo di Renzi? Non sostituire Conte ma, con o senza rimpasto, ridimensionarlo per piegarne l’azione di governo verso una maggiore efficacia. Che è ciò che vuole anche una buona metà del Pd, buona parte del mondo dell’impresa e anche dei grand commis di stato. Il malessere è diffuso. E Renzi ha dato voce ad uno scontento più generale che sembra difficile risolvere con un paio di incarichi.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.