L’impatto dell’epidemia di Covid-19 non potrebbe essere più evidente, innanzitutto in termini sanitari. Ma le conseguenze per la salute fisica non sono le uniche di un evento tanto grave, da tempo sono emersi indicatori economici e sociali preoccupanti. In Italia abbiamo superato la fase acuta ospedaliera, grazie all’impegno di sanitari e cittadini, ma l’emergenza non si è conclusa con il contenimento virale e la riduzione dei ricoveri. Le conseguenze sociali ed economiche irrompono sul Paese in modo pesante, i numeri degli indicatori economici – ne sono pubblicati diversi – per ultimi quelli del Fmi individuano per il nostro Paese un calo del Pil di quasi 13%, un debito che sale al 166% e il deficit a 12,7%. Numeri dietro i quali ci sono situazioni drammatiche che necessitano di misure urgenti non solo per il tessuto produttivo ma per le tante persone che vedono il proprio futuro denso di incertezze.

Gli Stati Generali da poco conclusi a Roma, fortemente voluti dal Governo, hanno avuto il grande merito di consentire un ampio confronto sulle strategie da attuare nel post Covid-19, ora però devono – senza attendere – produrre effetti e provvedimenti concreti. Il mio intervento è avvenuto nel giorno (il penultimo) nella sessione dedicata alla sostenibilità, eravamo diversi esponenti di quell’ampio settore della società civile spesso blandito ma raramente ascoltato. Questa volta, invece, è stata un’importante occasione di confronto. Come presidente di Social Impact Agenda per l’Italia (l’associazione italiana della rete mondiale di investitori a impatto sociale) ho ribadito al Governo che per la fase di rilancio non basterà un nuovo ciclo di investimenti ma sarà necessario uno sforzo per sostenere investimenti che producano impatti sociali e ambientali positivi e misurabili, servirà tempestività e coraggio e l‘introduzione di principi di qualità sociale e ambientale nella finanza pubblica e privata. Altrimenti si rischia di sprecare una occasione d’oro e non orientare le ingenti risorse pubbliche verso la risoluzione di problemi sociali e ambientali persistenti.

Mai come ora le circostanze ci spingono verso un salto di qualità sugli investimenti, in termini di efficienza, d’innovazione e attenzione all’impatto sociale e ambientale, aspetti tante volte considerati marginali o del tutto ignorati. Troppe persone stanno vivendo in condizioni di fragilità e una nuova finanza generativa che includa la dimensione dell’impatto generato (oltre ai fattori di rischio e rendimento) può diventare uno strumento di sviluppo sostenibile e con un impatto sociale positivo. In tal senso esistono numerosi esempi concreti in Europa – in Francia, Finlandia, Portogallo – e nel resto del mondo. Al Governo abbiamo chiesto di cogliere questo momento perseguendo con coraggio l’innovazione applicata all’erogazione di risorse pubbliche attivando una nuova stagione di investimenti privati orientati alla risoluzione di problemi sociali complessi.

Gli strumenti esistono già, sono diversi, tra questi gli Outcome funds, capaci di attivare finanziamenti pubblico-privato e generare al contempo risparmio finanziario, collegando il rendimento del capitale al raggiungimento di risultati sociali (“Pay by Result”). Abbiamo quindi chiesto al Governo di sperimentare i modelli “Pay by Result” per la creazione di lavoro per giovani disoccupati; per la riqualificazione di aree urbane degradate; per il rilancio e la valorizzazione delle aree interne e dei borghi storici; per la prevenzione e la cura sociosanitaria e per il sostegno alle famiglie, all’infanzia e ai disabili. Non è un esercizio teorico, le esperienze esistono e sono praticabili. Serve la volontà politica.

Al Governo abbiamo chiesto insomma di fare propria l’agenda “dell’impact investing” già ampiamente sviluppata nel mondo con molte proposte concrete: l’estensione e il rafforzamento della misurazione d’impatto sociale nel settore pubblico e privato; una tassazione agevolata per i prodotti finanziari a impatto sociale; l’introduzione di criteri di impatto sociale nel risparmio gestito; il riconoscimento di un livello di rischio bancario minore per le imprese sociali. Da questa emergenza deve nascere una prospettiva nuova, più efficiente e più attenta all’impatto sociale e ambientale delle politiche pubbliche e degli investimenti privati. Saranno molte le risorse stanziate, tra queste molte di provenienza europea, cogliamo questa occasione per introdurre strumenti nuovi, oltre a quelli (necessari ma non sufficienti) assistenziali e a spot come quelli dei Bonus.