Non c’è pace per le famiglie dei “bambini di Chernobyl”. Questa estate erano a un passo dal riuscire a riabbracciare i loro figli che come succede da 30 anni, in alcuni periodi dell’anno, soprattutto in estate, arrivano in Italia per trascorrere alcune settimane con i loro genitori e fratelli adottivi. Ma ancora una volta tutto è stato bloccato per le tensioni che ancora sussistono tra Europa e Bielorussia.

Il blocco dei voli stabilito dall’Europa dopo il dirottamento di un volo Ryanair partito su Minsk e il successivo arresto di un dissidente bielorusso da parte della polizia di Stato persiste ancora dal 23 maggio. E i bambini e le loro famiglie hanno dovuto nuovamente rinunciare a rivedersi. “Siamo volati noi in Bielorussia con tante difficoltà passando dalla Turchia ma in ogni caso siamo stati solo 10 giorni”, racconta Mara Bonassi, 44 anni, mamma adottiva ligure di due bambine bielorusse.

La frustrazione di Mara per tutta questa situazione è grande. Prima la pandemia ha bloccato i viaggi, poi il blocco dei voli e come lei, tante famiglie non vedono i loro bambini praticamente da oltre due anni. “La nostra associazione il 23 agosto ha avuto un incontro con il dipartimento affari Bielorussi che è quello che manda i bimbi in Italia e in pratica quel giorno pare che il famoso protocollo sanitario non sia stato trasmesso dagli esteri Italiani agli esteri Bielorussi. I ministeri Italiani si passano la palla uno con l’altro e non c’è una svolta. Ma i bimbi in tutto questo cosa centrano? Siamo molto delusi e stiamo lottando per capire cosa sta succedendo”.

In una nota le famiglie ospitanti e le Associazioni che le riuniscono chiedono più impegno per la riapertura delle accoglienze bloccate da 627 giorni e per i bambini bielorussi dimenticati dalla politica e tornano a manifestare il 7 ottobre alla Farnesina.

“Gridi d’allarme si sono alzati da ognidove sugli effetti catastrofici e devastanti che la pandemia sta avendo sulle nuove generazioni – scrivono le associazioni nella nota – Bambini ed adolescenti sono sempre più preda di depressione, disturbi alimentari, sfiducia nel futuro, mancanza di prospettive. L’assenza di follow up per le cure mediche intraprese, l’impossibilità di riabbracciare ‘l’altra famiglia’, a volte l’unica che hanno, stanno distruggendo le piccole vite già provate dei bambini bielorussi che, nell’attesa della ripartenza dei progetti, sprofondano ogni giorno di più in una solitudine muta”.

“Il compito della politica dovrebbe essere dare risposte ai problemi delle popolazioni, garantire un futuro migliore alla società di domani e soprattutto ai minori, vera e unica ricchezza del mondo. Quello della diplomazia dovrebbe essere trovare soluzioni e compromessi possibili. Non è accettabile che si dialoghi con il Governo Talebano dell’Afghanistan mentre, deliberatamente, non si riprenda immediatamente un confronto mirato alla ripresa delle accoglienze con la Bielorussia. Le sanzioni imposte hanno distrutto 30 anni di cooperazione fra due popoli penalizzando unicamente la popolazione civile. E’ venuto il momento di riprendere a costruire ponti invece di scavare trincee sempre più profonde”, continua la nota.

I programmi solidaristici nati dopo il disastro di Chernobyl raccontano una trentennale storia di solidarietà a costo zero per lo Stato Italiano che tanto ha dato a centinaia di migliaia di ragazzi (750.000 per la precisione in 30 anni) che oggi vedono il Bel Paese come la loro seconda casa. “Non si può permettere che questa storia si interrompa e la lotta proseguirà fino a quando i bambini bielorussi non riavranno i loro soggiorni di risanamento”.

Dopo la manifestazione dello scorso Aprile di fronte al Ministero della Salute, per chiedere l’approvazione del protocollo sanitario dedicato alla ripartenza delle accoglienze, le Associazioni, con il grande sostegno delle famiglie, tornano a manifestare per chiedere chiarezza e proattività alle Istituzioni perchè seri dialoghi volti alla ripresa dei programmi di risanamento, fiore all’occhiello della solidarietà made in Italy, vengano intavolati dal Ministero degli Affari Esteri con gli omologhi bielorussi per l’immediata ripresa dei soggiorni in sostegno dei minori. “Le Associazioni e le famiglie sono stufe di promesse e della finta volontà di risolvere il problema. Servono fatti, azioni concrete e coordinate dalle Istituzioni. Il tempo delle chiacchiere è finito: i bambini non possono più aspettare ed abbandonarli non è un’opzione”, conclude la nota.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.