Immaginate di finire sotto inchiesta per un reato che non avete commesso. Immaginate di dovervi quindi difendere per dimostrare che l’accusa non è fondata. Immaginate, dunque, di dovervi rivolgere a un avvocato ma anche a un consulente tecnico, per esempio, o di dover fare copia di atti, di dover ascoltare testimoni, disporre indagini difensive.

Tutto questo ha un costo che spesso è molto elevato e mai viene rimborsato. Perché se le indagini della Procura hanno un costo che ricade sulla cosa pubblica e non certo sul singolo pm, quelle della difesa sono a carico del singolo indagato/imputato e solo se può permettersele. Una disparità che annulla quella parità tra accusa e difesa che la Costituzione invece prevede. Se per chi patisce un’ingiusta detenzione la legge prevede almeno un rimborso, per chi finisce vittima di un processo per accuse che saranno smentite non è previsto alcun risarcimento, nessun rimborso dei costi sostenuti per le attività difensive.

«Tra spese legali, consulenze e indagini difensive il mio processo, durato ben 14 anni, è costato almeno 100mila euro, una cifra enorme»: a raccontare la sua esperienza e i costi della giustizia che di giusto ha poco e niente è l’avvocato Ugo de Flaviis, processato ed assolto dall’accusa di disastro colposo a seguito di una violenta alluvione nel Nocerino che, nell’ottobre del 2007 quando lui era assessore all’ambiente, provocò la rottura degli argini nella zona di Merighi, vicenda per la quale la Procura aveva chiesto un anno di reclusione e che invece si è risolta con l’assoluzione piena. Una storia che sottolinea ancora una volta che questa giustizia è roba per ricchi, non tutti possono permettersi di fare indagini parallele a quelle condotte dalla Procura, che talvolta risultano superficiali e affidate a personale poco esperto. «Il mio processo avrebbe richiesto la presenza di tecnici specializzati e invece le indagini furono affidate a un sottoufficiale dei carabinieri che non aveva alcuna competenza in materia – racconta de Flaviis – Ho dovuto richiedere una consulenza a un professore ordinario di ingegneria idraulica, il costo? 10mila euro». Per non parlare delle spese processuali. «Dopo la prima fase istruttoria, a due anni dall’inizio delle indagini – prosegue de Flaviis – la fattura del mio legale era di 23mila euro. Il processo è durato 14 anni, facile immaginare quanto sia costato. Per sostenere un processo, oggi, la maggior parte delle persone si deve vendere la casa».

Ed è proprio il caso di Giulio Facchi, noto esponente dei Verdi, impegnato in politica e consulente tra i massimi esperti in materia ambientale: agli inizi degli anni Duemila fu nominato sub-commissario per l’emergenza rifiuti in Campania e per 16 anni è stato al centro dell’attenzione della Procura di Napoli per accuse che si sono risolte sempre in un nulla di fatto. Ha subito nove processi, conclusisi con nove assoluzioni. Tutto questo ha avuto un costo enorme che nessuno gli rimborserà mai. «Per difendermi ho speso molto più di quello che avevo, ho dovuto vendere la mia casa e la nuda proprietà della casa dove ha abitato mia madre», ricorda Facchi. L’ultima assoluzione è datata gennaio 2019. «Ancora non ho finito di pagare», spiega calcolando di aver speso quasi settecentomila euro per difendersi dalle accuse della Procura. A ciò si deve aggiungere il costo della carriera stroncata, degli incarichi a cui ha dovuto rinunciare, delle opportunità di guadagno che non si sono concretizzate.

«Nel mio caso il processo ha inciso tantissimo sulle mie attività lavorative e politiche – osserva Facchi – Mi ha congelato la vita e la carriera per 16 anni». Nulla verrà rimborsato. «Facile accanirsi senza pagare nulla, il paradosso nel mio caso – conclude – è che non avendo fatto nemmeno un giorno di carcere, perché le sette richieste di arresto avanzate dalla Procura sono state sempre respinte, non ho diritto a un rimborso. La norma prevede il rimborso per la sola ingiusta carcerazione: andrebbe modificata».

Francesca Sabella, Viviana Lanza

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