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I dialoghi del “Sogno di Cusano”: quando la politica vola basso e la società chiede di intervenire
C’è grossa crisi, diceva il personaggio di Corrado Guzzanti in quella vecchia trasmissione di RaiTre. Qui però c’è poco da scherzare. Leggete: «Siamo di fronte a una serie di emergenze e di shock, le guerre, la pandemia, il riscaldamento globale, l’inverno demografico europeo, i grandi flussi di migranti e rifugiati. E da parte di leader e organizzazioni politiche, siano maggioranza o minoranza, siano governo o opposizione, non vediamo prepararsi le condizioni, l’attrezzatura, la mentalità per guidare l’opinione pubblica verso risposte adeguate, verso piani di azione di medio e lungo termine. Vediamo solo accentuarsi la conflittualità per accaparrarsi pochi voti nell’immediato, assecondando richieste e interessi di corto respiro». Onestamente, come si può dissentire da queste parole? Crisi e assenza di soluzioni: in questa tenaglia si è aperto il XXI Secolo.
Giuliano Amato (già presidente del Consiglio e presidente della Corte costituzionale) e Vincenzo Paglia (arcivescovo presidente della Pontificia Accademia per la Vita) riprendono il loro dialogo, questa volta insieme a Giancarlo Bosetti, direttore di “Reset Dialogues on Civilizations”, nello spirito «post-secolare» teorizzato da Jürgen Habermas, alla ricerca di un’alleanza tra fede e ragione laica. Ne è nato il volume “Il sogno di Cusano. Dialoghi post-secolari sulle religioni e a politica inaridita di oggi” (Baldini+Castoldi, pagine 224). Parlando di questo libro con Repubblica, monsignor Paglia ha usato una metafora, se vogliamo, terribile: «Ci troviamo in una situazione analoga a quella del tempo del diluvio universale. È urgente salire tutti sull’Arca».
Come rispondere alla crisi
Come rispondere, dunque, a questa crisi? Ereditando la lezione filosofica e intellettuale di Habermas e riprendendo il celebre «sogno» di Nicola Cusano, gli autori propongono in queste pagine un’idea di intervento sulla società. Un intervento possibile solo se corale, sostenuto dalla partecipazione alla sfera politica di tutte le sensibilità. Fede e ragione, insomma, sono chiamate a una nuova alleanza di fronte alla crisi profonda in cui versa l’intero pianeta, e possono riuscirvi solamente superando le armature concettuali che le pretendono alternative e inconciliabili. Uno sforzo condiviso, capace di abbracciare posizioni e ideali anche molto differenti, nel nome del bene comune e del futuro. Sono riflessioni altissime, mentre la politica vola basso. Tutti noi siamo in mezzo a questa discrasia. E non è davvero facile “salire sull’arca”.
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