La scomparsa di Paolo Pillitteri, Sindaco di Milano dal 1986 al 1992, ci riporta ad un’epoca decisiva per la storia e il presente di Milano. Gli anni ‘80 del secolo scorso sono stati cavalcati e narrati troppo spesso con superficialità e disprezzo da certi mondi come anni di individualismo spinto, finanche, secondo alcuni, esasperato; gli anni dell’edonismo reganiano. Stupidaggini.

A Milano le giunte di sinistra a guida riformista hanno avuto il merito storico di guidare e accompagnare un passaggio complicatissimo, un combinato disposto tra uscita dagli anni di Piombo e la transizione alla città industriale, incardinata sul peso, anche culturale, delle grandi fabbriche manifatturiere e del conflitto capitale-lavoro. Una città postindustriale, quella, allora in embrione, con nuovi lavori, nuove professioni, nuove tendenze che oggi vediamo nella loro evoluzione costante e nel massimo dispiegamento.

È stato, quello, uno dei momenti più alti di buona socialdemocrazia, quella capace di valorizzare il merito e rispondere al bisogno. Ecco perché riteniamo che gli anni ’80 nonostante la cesura determinata da tangentopoli che distrusse i grandi partiti popolari fondatori dell’Italia repubblicana; nonostante, dicevamo, quella parentesi, peraltro non ancora chiusa, noi pensiamo che quegli anni si riallaccino idealmente a questi ultimi 25 e che in qualche modo abbiano segnato la crescita e il ruolo di Milano nell’Italia di oggi. Dobbiamo gratitudine, riconoscenza e onore a una storia che ha salvato Milano e innerva molte delle cose che vediamo oggi. Dobbiamo dire Grazie a Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri.