Il “decreto Cutro”? «Aria fritta!». Gianfranco Schiavone, componente dell’Asgi, l’associazione studi giuridici sull’immigrazione, è sbalordito. Parla all’indomani del Consiglio dei ministri convocato dalla premier Meloni nella località teatro della strage di migranti, per varare nuove norme sul governo dei flussi migratori e il contrasto ai trafficanti di uomini. L’Asgi, insieme ad altre quaranta sigle della società civile italiana ed europea, ha presentato un esposto collettivo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio di Steccato di Cutro. «Non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi», si legge nel comunicato. E intanto, nelle stesse ore, il mare restituisce il corpo della 73esima vittima. Ed è un corpicino. Quello di un bambino di circa 5 anni.

«In questo nuovo decreto, del quale però non c’è ancora il testo definitivo, si annunciano reati universali e pene più severe contro gli scafisti, che spesso sono migranti come gli altri, si parla di rafforzamento dei centri per il rimpatrio, cancellazione della protezione internazionale: ma cosa c’entra tutto questo con il soccorso in mare, cosa c’entra con quelle persone che sono annegate a Cutro? Ascoltando la premier Meloni sembra che non sappia di cosa parli». Di fronte a una strage che ha scosso fortemente l’opinione pubblica, alle falle nella ricostruzione dei fatti, agli interrogativi sulla macchina dei soccorsi e la catena di comando rimasti tuttora senza risposte chiare, prevale dunque la logica repressiva e securitaria. Il pugno di ferro e nient’altro. Anche l’ampliamento degli ingressi legali per lavoratori stranieri, infatti, secondo Schiavone non è che un bluff: «Dov’è la novità? Il decreto flussi esiste già. La definizione delle quote diventa triennale, ma già l’attuale norma lo prevede seppur nella forma di un documento di programmazione. Lo strumento per far entrare le persone nel nostro paese però è lo stesso. Sempre la solita minestra.  Se non si prevedono nuovi canali legali, accadrà quello che è sempre accaduto da quando è in vigore la Bossi-Fini: e cioè che le persone entrano illegalmente e iniziano a lavorare in nero. Quando arriva il decreto flussi, chi può si accorda con i datori di lavoro e torna nel paese di origine per poi farsi selezionare: una regolarizzazione mascherata, dalla quale ovviamente restano fuori in tantissimi».

Tra le misure anche quote di ingresso extra per gli stranieri che nel proprio paese frequentano corsi di formazione: «Organizzati da chi, dall’Italia? E con quali fondi? E poi come farà il lavoratore a trovare un impiego senza venire in Italia a cercarlo? Continua la finzione dell’incontro a distanza tra datore di lavoro e lavoratore?» chiede Schiavone. «Slogan, slogan e soltanto slogan: senza uno strumento nuovo, come un visto di ingresso per ricerca di lavoro, non cambierà nulla. Per non parlare poi dell’ossessione per i lavoratori stagionali: si pensa che appena finito di raccogliere i pomodori se ne vanno. Ma non funziona così. Si mettono paletti, si chiedono requisiti: il massimo della rigidità per nascondere il massimo del caos. Non si considera minimamente che i lavoratori sono anche delle persone, si esclude che possano coltivare un progetto di vita e si nega loro ogni possibilità di scelta. È questo è il filo conduttore di tutte le misure annunciate dal governo».

Inclusa la restrizione della protezione speciale: un dazio che Giorgia Meloni ha pagato all’alleato Salvini: «Non è chiaro in che modo intendano cambiarla, ma il rischio è di consegnare all’irregolarità tanti uomini e donne, almeno diecimila, che sono riusciti a integrarsi nella nostra società. La protezione speciale, come configurata dalla norma introdotta nel 2020, aveva sancito un nuovo importante principio giuridico», spiega Schiavone, «ovvero che i percorsi di vita delle persone e il conseguente radicamento nella nuova società costituiscono la base di riconoscimento di un diritto che la giurisprudenza ha appunto chiamato di “non sradicamento”. Ora il governo vuole trasformare quelle persone in fantasmi senza alcuna prospettiva».