I dati parlano chiaro: se ogni euro speso in edilizia ne genera tre, la manutenzione nella sola città di Napoli vale un miliardo e mezzo di euro. In altri termini, questa attività potrebbe rappresentare un formidabile volano di rilancio economico per un territorio devastato dalla crisi economica legata al Coronavirus se solo la classe politica ne fosse consapevole e agisse di conseguenza. Prima ancora, però, ai governanti bisognerebbe spiegare un’altra cosa. E cioè che trascurare la manutenzione significa far lievitare le spese legali e i risarcimenti dovuti a chi resta vittima di un incidente provocato, per esempio, dalle pessime condizioni del fondo stradale.

La dimostrazione arriva, ancora una volta, dal Comune di Napoli. Documenti alla mano, infatti, nel 2018 Palazzo San Giacomo ha registrato debiti fuori bilancio per 152 milioni di euro. Che, per circa il 60 per cento, coincidono con somme che l’amministrazione deve pagare alle migliaia di persone che le fanno causa per insidie e trabocchetti. Eccolo, dunque, l’ennesimo “record” della giunta de Magistris: un risultato ancora più eclatante se si pensa che, ai tempi dell’amministrazione Iervolino, quando era l’assessore Michele Saggese a gestire le finanze partenopee, i debiti fuori bilancio non superavano i 18 milioni di euro e le spese per il risarcimento di danni stradali non andavano oltre il 50 per cento del totale.

Com’è possibile che questa voce di spesa sia lievitata tanto dal 2011 a oggi, durante i primi nove anni con Luigi de Magistris sindaco? Tra le cause c’è sicuramente il fatto che Palazzo San Giacomo sia sprovvisto di un’assicurazione. Già, perché nessuna compagnia sembra voler proteggere il Comune da certi rischi. E il motivo è presto detto: oltre a essere da anni sull’orlo del default, causa un disavanzo cresciuto di pari passo con la smania di grandezza del primo cittadino, l’amministrazione comunale partenopea trascura la manutenzione delle strade.

E così le assicurazioni non sembrano disposte a pagare milioni e milioni di euro di danni a pedoni, automobilisti e centauri che ogni giorno patiscono le conseguenze di una viabilità spesso indegna di un Paese civile. Insomma, cari politici, è tanto difficile capire che gli investimenti in manutenzione sono indispensabili per ridurre la spesa improduttiva, prima ancora che per alimentare lo sviluppo economico?

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.