Il virus “Corona” sta perdendo potenza. Non so se potenza biologica, sicuramente potenza mediatica. In Italia, al momento, si contano circa 400 casi di possibile infezione, ma ora le autorità dicono che forse sono meno. Comunque sono un numero tra le tre e le cinquemila volte più piccoli di quelli che servono per conteggiare i casi di influenza. L’influenza è una malattia molto simile a quella del virus “Corona”. I morti però sono molti di più. Ieri, in un’intervista al nostro giornale, la ex ministra Lorenzin ci ha fatto sapere che nel 2015 furono circa 4500. Il virus Corona finora ne ha provocati una decina, ma non è sicuro che i decessi siano dovuti al virus, anzi è improbabile.

Il virus però ha avuto una incredibile forza sociale. Ha preso la direzione di tutti i giornali, del governo, del Parlamento. Ha cancellato ogni dissenso in politica e ha agito in profondità sull’economia. Tiriamo qualche somma. In politica: il virus ha messo la mordacchia a chiunque dissentisse, mentre governo e Parlamento portavano a termine una delle più grandiose operazioni autoritarie della storia della Repubblica. Fine della prescrizione, processi eterni, aumento a dismisura delle possibilità di intercettare e spiare i cittadini (stile Germania dell’Est), riforma burla del processo. È scivolato tutto in un gran silenzio, accompagnato dall’amuchina. Sul piano dell’economia meglio stendere un velo. L’Italia ha ricevuto un danno che sarà molto difficile recuperare. Ci vorranno mesi e forse anni. Molte attività economiche, a partire dal turismo, sono state rase al suolo. La recessione è qui.

Di chi è la colpa? Ah, non lo so. La politica si è mostrata per quello che è. Non c’è bisogno che vi dica io cosa è: lo sapete. Il sistema dell’informazione ha fatto corto circuito. Si è avvitato su se stesso, ha mostrato quanto sia subalterno alla fake news considerata come motrice del mercato. Servirà a qualcosa questa settimana di follia collettiva? Servirà magari a capire che la invincibile abitudine italiana di considerare la politica una variabile delle emergenze può portare solo al collasso della vita pubblica? Lascio la parola agli ottimisti. Io mi allineo a Giuliano Cazzola, che  spiega come tutto questo sia figlio del giustizialismo profondo, endemico. Mi allineo a Cazzola e dico che non ci spero più.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.