Negli ultimi 30 anni il dibattito politico italiano è stato concentrato spesso sulla dicotomia garantismo-giustizialismo. Mentre nessuno ammette – eccetto Piercamillo Davigo, che titola così un suo libro – di essere giustizialista, molti si sono fregiati di essere garantisti. Con scarsi risultati alla prova dei fatti. Il garantismo infatti non è soltanto il rispetto della presunzione d’innocenza, sancito dalla Costituzione.

Che un cittadino sia innocente fino a sentenza passata in giudicato è un aspetto che riguarda il diritto e dovrebbe essere un dato acquisito in politica. Dovrebbe. Il punto però è che il garantismo è una cultura, che hai o non hai: per cui si dovrebbe essere garantisti non solo quando si parla di indagini ma anche quando a passare sotto giudizio sono inchieste giornalistiche.

Oggi Fdi, che garantista non è mai stato, si trova a subire i colpi che ha sempre inferto in passato. E tuttavia, occorre dire che chiedere le dimissioni di un Ministro- si chiami Daniela Santanchè o in altro modo- sulla base di un’inchiesta giornalistica è ancor peggio che chiederlo sulla base di una condanna in primo grado. A maggior ragione, nel caso di specie, lo è se fosse confermato che la stampa avrebbe ricevuto la notizia che il Ministro del Turismo sarebbe indagata prima ancora che lei stessa, per giunta nel giorno dell’informativa in Senato.

Tanto più perché sarebbe l’ennesimo caso di cortocircuito mediatico-giudiziario, fatto di veline che passano dalle procure ai giornali, con un tempismo ad orologeria che dovrebbe scandalizzare. Chi sostiene che aspetto giudiziario e politico andrebbero tenuti separati, non solo è il peggiore dei giustizialisti ma dimostra anche una profonda ignoranza della storia di questo Paese. Perché le inchieste – giornalistiche e/o giudiziarie che siano- in Italia sono state usate troppe volte come mannaia contro politici sgraditi. Per cui, nulla vale appigliarsi alla cultura liberale di Paesi nordici, dove ci si dimette perfino per una tesi copiata. Prima di tutto perché quei Paesi non hanno il nostro sistema giudiziario- giornalistico così profondamente malato. E in secondo luogo perché il puritanesimo, da cui deriva questo approccio alle dimissioni facili, non è nel nostro Dna. E direi per fortuna. Soprattutto se pensiamo al civile Belgio e a come ha condotto le indagini sul Qatargate.