Il no di Conte
Il no di Conte al Mes è un pizzo da pagare ai grillini…
Mi pare che le dichiarazioni del Presidente del Consiglio chiudano perlomeno l’equivoco sulla posizione dell’esecutivo rispetto all’utilizzo della linea pandemica del Mes. È dichiaratamente contraria. Fino a domenica il gioco delle parti tra PD e M5S prevedeva che, a fronte di posizioni opposte, la questione del Mes rimanesse aperta in attesa di una determinazione del Parlamento. Da domenica è evidente che Conte ha implicitamente posto la fiducia sul “no al Mes” e ne ha condizionato l’eventuale ricorso a condizioni di emergenza sul fronte del fabbisogno, che in ogni caso impedirebbero il ricorso al Mes.
Il Mes è infatti una linea di credito speciale per finanziare spese direttamente o indirettamente connesse alla prevenzione e al contrasto delle conseguenze sanitarie della pandemia. Non serve per rimediare a problemi di liquidità dello Stato. Presentare il Mes come un mezzo per aiutare a risolvere problemi di cassa – che è come dire: se in cassa abbiamo ancora soldi, il Mes non serve – è una delle tante “verità alternative” pronunciate dal Presidente del Consiglio domenica sera per chiarire (parole sue) «al grande pubblico i termini della questione». D’altra parte, se non si può ovviamente presumere che “il grande pubblico” conosca la differenza tra una linea di credito speciale e una anticipazione di cassa, bisognerebbe esigere da parte del capo del governo, come direbbe il suo partito di riferimento, una certa “onestà” nel riferire i termini della questione. Onestà che, a mio avviso non brilla neppure quando ha affermato che il Mes servirebbe per “coprire spese già fatte” e non spese aggiuntive e ricorrervi imporrebbe maggiori tasse o tagli di spesa.
Da quando è disponibile (maggio 2020), infatti, il Mes avrebbe potuto finanziare in passato, può finanziare nel presente e potrà finanziare nell’immediato futuro le stesse spese che oggi sono coperte con le emissioni del debito pubblico (dai banchi a rotelle nelle scuole, agli investimenti sulle terapie intensive, dalle misure di adeguamento alla Covid compliance delle strutture pubbliche, alla fornitura di farmaci e dispositivi di protezione, dalle assunzioni di personale sanitario alla modernizzazione della rete ospedaliera e della medicina territoriale). La differenza tra il Mes e i Btp decennali è che i secondi costano di più e che quindi il no al Mes rende il servizio del debito più oneroso.
Sul fatto poi che il risparmio consentito dal Mes sia meno ampio di quello stimato da Bankitalia qualche mese fa (500 milioni all’anno per dieci anni), visto la discesa degli interessi sul titolo decennale italiano, Conte si è esibito in una surreale manifestazione d’orgoglio, dichiarando che la diminuzione degli interessi sul titolo del debito italiano deriverebbe dagli straordinari risultati dell’economia nazionale, che tutte le stime, comprese quelle del Governo, posizionano stabilmente in fondo alla classifica europea.
La diminuzione degli interessi non sarebbe il risultato della garanzia della BCE sul nostro debito, di cui l’istituto di Francoforte comprerà nel solo 2020 complessivamente titoli per 210 miliardi di euro. No, il merito sarebbe – ha detto Conte – della situazione «molto positiva dal punto di vista dei segnali economici». Quanto poi al cosiddetto “effetto stigma” paventato dal Presidente del Consiglio, in base al principio per cui l’accesso al Mes è la prova delle difficoltà italiane, cui i mercati risponderebbero chiedendo interessi maggiori, è veramente fenomenale che Conte abbia fatto proprio l’argomento normalmente utilizzato dai suoi ex alleati sovranisti della Lega e di Fratelli d’Italia. I mercati, invece, calcolano con precisione le difficoltà italiane dall’ammontare del debito complessivo e di certo non puniscono un Paese che ricorre a una forma di debito meno costoso.
Insomma, tutto quello che Conte ha detto sul Mes non è esatto e le centinaia di milioni di euro che ogni anno gli italiani pagheranno in più di interessi sul debito per la rinuncia a questo strumento è il “pizzo” che il governo paga al M5S. Infatti, lo stesso Ministro Gualtieri, senza ricorrere agli argomenti di Conte, aveva fatto trapelare nei giorni scorsi una posizione contraria all’utilizzo del Mes, visto che il risparmio in termini finanziari non compenserebbe il rischio politico dell’opposizione o della divisione interna del M5S. In teoria è incredibile che a rinunciare al Mes sia un Governo impegnato a gestire una nuova emergenza contagi e con ritardi evidenti proprio sul fronte sanitario, vista la bancarotta del sistema di tracciamento e i timori sulla tenuta del sistema ospedaliero e territoriale. E che un Governo faccia cose incredibili su un tema così delicato è un presagio fosco sul prossimo futuro dell’Italia, non solo sul fronte Covid.
© Riproduzione riservata








