“Non tutto è perduto”
“Il Panjshir non è caduto, cacceremo i talebani”, la resistenza di Wali Massoud, fratello del comandante “Leone”

I talebani non hanno preso il Panjshir, o almeno questo sostiene il fratello del leggendario comandate Ahmad Shah Massoud, il “Leone del Panjshir”. Wali Massoud, 56 anni, è stato ambasciatore afghano del Regno Unito e rappresentante del fratello in Europa. Parlando al telefono, in un’intervista de Il Corriere della Sera, ride. “Chi conosce la valle del Panjshir sa che controllare la piccola strada che corre nel fondo valle non significa prendere il Panjshir. La Regione è fatta di una miriade di conche laterali, dove ci sono la maggior parte dei villaggi. Il Panjshir non è caduto. I talebani possono sognarlo e il mondo magari crederci, ma è falso”.
I giornali di tutto il mondo comunque scrivono il contrario. Domani, 11 settembre, una data simbolica, potrebbe insediarsi il nuovo governo annunciato due giorni fa, secondo quanto riportano diversi media internazionali. Sarebbe un gesto da brividi. È partito intanto dalla capitale afghana il primo volo civile, diretto a Doha, per l’evacuazione di stranieri, dopo il ritiro delle truppe statunitensi. Circa 200 cittadini a bordo. Oggi è previsto un secondo volo. I talebani hanno bloccato sei charter carichi di afghani accettati negli Stati Uniti sulla pista dello scalo di Mazar-i-Sharif per controllare le identità dei passeggeri.
Stanno facendo il giro del mondo intanto le immagini di due giornalisti, entrambi 20enni ed entrambi reporter del giornale Etilaat Roz, coperti di ferite, ecchimosi ed ematomi. Feriti dai talebani in una stazione di polizia. Erano stati fermati durante una manifestazione di protesta organizzata da donne nel distretto 3 della capitale. Secondo la ong Committee to Protect Journalists sono stati detenuti e torturati almeno 14 giornalisti a Kabul. Tooba Lofti, che ha 34 anni e ha messo insieme un piccolo movimento di protesta raccontato dai giornali di tutto il mondo, viene anche lei dal Panjshir.
I talebani hanno annunciato di aver conquistato la Regione nell’est del Paese e a nord di Kabul e quasi al confine con il Pakistan, lunedì scorso, quando sono entrati nella capitale locale Bazarak. Era l’ultima porzione del Paese non ancora in mano ai fondamentalisti. I ribelli starebbero continuando a combattere: gli osservatori scrivono praticamente sempre che hanno le ore contate. Guerriglia sulle montagne. I giornalisti per entrare nella Regione hanno bisogno di una lettera di autorizzazione specifica. Ahmad Massoud – figlio del comandante che si oppose all’emirato degli “studenti di dio” instaurato nel 1996, con una resistenza leggendaria sulle montagne del Panjshir che non furono mai espugnate – , leader della Regione, si sarebbe rifugiato in una località segreta.
“Ci sentiamo quasi tutti i giorni. L’ultima volta mercoledì. Sta bene. È energico, lucido”. Wali Massoud al momento si occupa della Massoud Foundation e dell’appena nato Fronte Nazionale di Resistenza. Parla dall’Europa, non è specificato da dove. Quando è caduta Kabul, lo scorso 15 agosto, con l’entrata dei miliziani della Rete Haqqani, si trovava in Pakistan. Promuove la causa della resistenza ai fondamentalisti: “Sembra che qui in Europa i politici credano davvero che i talebani non offriranno asilo ai loro colleghi terroristi. Incredibile”.
Il fratello del “Leone del Panjshir” se la prende con l’esercito, “collassato”, ad agosto, epilogo di un “piano elaborato dal dottor Khalilzad, l’inviato speciale americano, con la complicità dell’ex presidente Ashraf Ghani per consegnare il Paese ai talebani”. Per Massoud l’ordine di Kabul ai militari è stato di arrendersi e lasciare gli armamenti mentre Washington ha impedito a etnie diverse da quella pashtun di accedere alla presidenza. E ha confermato che “parecchi” deputati e senatori americani sono in contatto con la resistenza del Panjshir.
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