Abbiamo o abbiamo avuto tutti un figlio o un nipote di sei mesi tra le braccia e anche per questo il grido disperato della mamma di Joseph,I loose my baby”, che non era riuscita a trattenere il suo bambino tra le onde del mare, ancora rimbomba, agghiacciante, nelle nostre orecchie. Per quarantotto ore lo aveva stretto a se nell’audace traversata verso il domani, verso quell’Europa che, nonostante la pandemia, promette giorni migliori a quelle “nuove generazioni” di cui quel bambino doveva, secondo la mamma, ad ogni costo fare parte.

Del resto in Guinea, la nazione dalla quale era in fuga, il destino di Joseph era già scritto, segnato dalla povertà e dalla fame alla quale sono condannati i Paesi che vivono delle rimesse degli oltre centosettanta milioni di emigrati nel mondo e che, come ci informa il recentissimo rapporto Oim-Wfp (Organizzazione internazionale per le migrazioni e World food programme), sono ridotti allo stremo per la mancanza di lavoro, persino in nero, causata del Covid19. Ma Joseph non ce l’ha fatta; nel Mare Nostrum non ci sono più soccorsi perché l’Italia, nonostante il cambio di governo, ha deciso di “fermare” nei porti, con ipocrite motivazioni burocratiche, le navi delle Ong e l’unica imbarcazione rimasta a soccorrere i naufraghi, la spagnola Open Arms, pur salvando moltissime vite umane, non è riuscita ad arrivare in tempo per impedire l’ennesima tragedia.

C’erano quasi riusciti, per la verità, e – per qualche minuto – quel bambino l’abbiamo visto ancora vivo, avvolto in una coperta ipotermica d’orata: sembrava Gesù in un ritratto dell’epoca bizantina, ma il suo viaggio finiva lì, sul ponte di una nave, in mezzo a centinaia di persone ansimanti, impaurite, fradice di acqua di mare e lacrime. Il direttore di questo giornale si domandava, ieri, dove fosse la “sinistra” davanti a questo spettacolo di umanità dolente e diseredata. Io mi chiedo, invece, dove sia finito quel centrodestra che, all’inizio del secolo, innalzava barricate a Bruxelles per inserire nella Costituzione europea le “radici giudaico/cristiane” e che insegue il voto dei “cattolici” su questioni palesemente secondarie, come la legge contro l’omotransfobia, trascurando i “fondamentali”. La risposta che Caino dà a Dio quando gli chiede dove sia Abele («sono forse io il suo custode?») sembra essere diventata lo slogan di chi, con qualsiasi maggioranza, ci governa, mentre la bussola di ogni buon cristiano – ma vorrei dire di ogni essere umano, senza distinzione di credo politico o religioso – dovrebbe essere prendersi cura del prossimo.

Non ci sono grandi differenze tra chi invoca i porti chiusi o i blocchi navali (dopodiché, vorrei chiedere, che succede se naufraga un gommone davanti ad una nostra fregata: che fa la Marina Militare, vira di bordo e scappa?) e chi angustia le Ong nonostante ogni intervento della Magistratura si sia concluso con l’archiviazione delle pur fantasiose ipotesi di reato (le ministre Lamorgese e De Micheli sono sicure di essere così diverse o in discontinuità con il ministro Salvini?).

È vero, siamo nel bel mezzo di una pandemia dove, come in una guerra, si rischia di perdere il valore della vita e, tra tanti morti, uno in più diventa soltanto un numero destinato ad una finalità statistica piuttosto che alla nostra commiserazione; ma è proprio in queste circostanze che la politica deve dare il meglio di sé e non perdere di vista i valori sui quali si costruisce una Comunità e che contraddistinguono una società e un Paese democratico e civile. Next Generation Eu sarà una scatola vuota, o una immane tragedia, se lasceremo al loro destino le prossime generazioni africane perché la destra e la sinistra sono impegnate a turlupinare gli italiani con una politica sui migranti miope e disumana.