"Non ho detto ai genitori che ero in cura"
Il piccolo Samuele lanciato nel vuoto, il domestico: “Ho avuto un capogiro, poi sono andato a mangiare una pizza”
E’ uscito fuori al balcone con in braccio il piccolo Samuele Gargiulo, “ho avuto avuto un capogiro” e “ho lasciato cadere il bambino“. Dopo la tragedia “ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo…”. Quindi “sono fuggito a casa e sono andato a mangiare una pizza nella Sanità (quartiere di Napoli, ndr)”. Sono le raccapriccianti parole rilasciate agli investigatori da Mariano Cannio, il 38enne accusato dell’omicidio di Samuele, il bimbo di 4 anni precipitato dal terzo piano dell’abitazione in via Giuseppe Piazzi (all’angolo con la centrale via Foria) lo scorso venerdì 17 settembre.
Nelle scorse ore il gip Valentina Gallo ha convalidato il fermo emesso sabato dalla Procura di Napoli (le indagini sono coordinate dai pm Barbara Aprea e Vincenza Marra) all’esito degli accertamenti portati avanti dalla Squadra Mobile guidata dal dirigente Alfredo Fabbrocini. L’accusa è di omicidio volontario. La difesa di Cannio, che lavorava come domestico per la famiglia di Samuele e per tante altre famiglie della zona, ha presentato una documentazione nel quale si evince che l’indagato soffre di disturbi psichici.
L’uomo si trova recluso nel carcere di Poggioreale. Secondo il Gip si tratta di una persona “di spiccata pericolosità, nonostante l’assenza di precedenti“. A tale conclusione, si legge nell’ordinanza, “si giunge in considerazione delle modalità del fatto commesso che deve giudicarsi estremamente grave e allarmante, così come la personalità del Cannio ricostruita in base agli elementi a disposizione, ovvero tenuto conto della gravità del gesto compiuto ma anche del comportamento del predetto, immediatamente dopo i fatti, circostanze da cui deve desumersi che si tratti senz’altro di una persona di spiccata pericolosità, nonostante l’assenza di precedenti”.
Pizza e caffè dopo il volo del bimbo
Nell’ordinanza vengono riportate le sommarie informazione fatte nella tarda serata di venerdì 17 settembre e successivamente confermate al magistrato durante il primo interrogatorio. Oggi, durante l’udienza di convalida, Cannio, assistito dall’avvocato Maria Assunta Zotti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. “…Fuori al balcone, avendo sempre il piccolo in braccio, e appena uscito in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da sotto a questo punto lasciavo cadere il bambino di sotto”. Poi il ritorno a casa, la pizza nel rione Sanità, il successivo ritorno a casa dove “mi sono steso sul letto e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto, dopo sono sceso e sono andato a un bar in via Duomo ed ho preso un cappuccino e un cornetto, poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato”. Circostanza quest’ultima che non corrisponde a quanto effettivamente successo. Cannio infatti è stato trovato dagli agenti della Squadra Mobile in un’altra abitazione, episodio che ha spinto il Gip a ravvisare il pericolo di fuga.
“Sono in cura ma non ho detto niente”
“Attualmente sono in cura al centro di igiene mentale in via Santa Maria Antesecula (Sanità), e vengo seguito da un dottore che mi ha riferito che sono affetto da schizofrenia”, ha poi aggiunto Cannio. “Non ho detto alla famiglia Gargiulo che ero in cura presso il centro di igiene mentale tantomeno che soffrivo di schizofrenia”.
Quando è avvenuta la tragedia, Carmela, la mamma del piccolo Samuele, era nel bagno di casa perché colta da un malore dovuto all’avanzato stato di gravidanza (è all’ottavo mese). La donna dunque non si sarebbe accorta subito di quello che è accaduto.
Nelle scorse ore aveva lanciato un appello agli organi di informazione: “Per piacere non pubblicate più fotografie di mio figlio, né video” ha supplicato la donna, incinta all’ottavo mese, le cui condizioni di salute sono in questi giorni costantemente monitorate dai medici che potrebbero anche farla partorire a breve per evitare ulteriori complicazione. Carmela, così come il marito Giuseppe, hanno chiesto “pietà” per il loro figlioletto tragicamente scomparso.
Il Gip: “Malore poco credibile, giallo su movente”
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