Altro che “nessuna pressione” e nessuna emergenza. Le parole riferite dal commissario straordinario all’emergenza Covid Domenico Arcuri ieri, intervenendo alla conferenza ”Finanza e sistema Paese un anno dopo” durante la Digital Finance Community Week, hanno provocato risposte durissime nei confronti dell’AD di Invitalia, responsabile tra l’altro della complicata gestione dei rifornimenti di DPI a medici e farmacie durante la prima ondata e dell’invio in ritardo dei banchi con rotelle nelle scuole, ormai chiuse per la Didattica a distanza.
Ad insorgere contro le parole di Arcuri, che aveva ricordato come “al picco abbiamo avuto nel nostro Paese circa 7 mila pazienti in rianimazione; mentre oggi abbiamo circa 10 mila posti di terapia intensiva e arriveremo a 11.300 nel prossimo mese”, è Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia In Salute.
Per Gelli infatti i dati di Arcuri sono completamente sbagliati. “Il picco di pazienti Covid in terapia intensiva nella prima ondata è stato non di “circa 7 mila” ma di 4.068, il 3 aprile. E dire che oggi non vi è pressione in questi reparti è un azzardo”. Sempre Gelli attacca Arcuri ricordando come più volte è stato ripetuto dagli anestesisti che “non basta un singolo ventilatore per fare un posto di terapia intensiva. Detto questo, non si può non tenere conto anche del tasso di occupazione dei pazienti non Covid presenti in quei reparti. Le altre patologie non sono scomparse per ‘magia’. Infine, va sottolineato che l’attivazione di circa 11.000 posti letto crea un problema: chi assisterà quei pazienti vista la carenza di specialisti? Come segnalato dall’Aaroi-Emac nelle scorse settimane, con gli attuali organici si riesce ad assistere circa 7.000 posti letto. Al crescere di questo numero rischiamo di avere un crollo nella qualità del servizio reso a queste persone”.
Contro Arcuri si scaglia anche Carlo Palermo segretario nazionale dell’Anaao Assomed. Palermo ricorda al supercommissario preferito del premier Giuseppe Conte che “i posti oggi disponibili ed attivi in Italia sono intorno a 7.500 e non 11mila. È questa infatti, con gli organici a disposizione, la dotazione massima con cui si possono garantire numeri e cure di qualità”.
A non tornare quindi è anche la soglia del 30% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva, indicata come livello di allarme. Per Palermo, alla luce dei suoi numeri, “è posta intorno a 2.300 ricoveri. I dati sui ricoveri totali di malati Covid-19 in Terapia intensiva, 3.492, indicano che ormai siamo ben oltre il 40% dei posti presenti. In molte realtà i pazienti aspettano ore, se non giorni, anche intubati, nei pronto soccorso prima di essere avviati nei reparti intensivi”.
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