Giorgia Meloni sembra intenzionata a disertare il vertice della “coalizione dei volenterosi” convocato in video conferenza dal Primo Ministro britannico Keir Starmer, ormai sempre più leader – con buona pace dell’inquilino dell’Eliseo – del fronte europeo pronto ad impegnarsi fattivamente in Ucraina.

Meloni contro l’azzardo e l’invio di truppe

Ma la decisione della Premier non è certo dovuta al non poter occupare la centralità delle e nelle operazioni, quanto nell’essere propriamente titubante su quella che lei stessa vede come un puro e semplice azzardo rischioso. Ed è chiaro che il vertice previsto punti proprio a sbloccare la questione truppe e tracciare una prima sostanziale campagna di adesione tra i membri della coalizione. Il tutto mentre da Gedda trapela fortissimo ottimismo tra Stati Uniti ed Ucraina per i passi in avanti nella trattativa e con Washington che riprende il sostegno militare a Kiev.

La speciale relazione con Donald

L’Italia in questa cornice non sembra interessata ad azionare meccanismi che possano essere intesi come ostacoli e divisivi rispetto a quella che deve essere una strategia comune da condividere in pieno con gli Stati Uniti. Perché in fondo sembra essere questo quello che preoccupa di più Meloni, il rischio che un passo azzardato mini i buoni rapporti e “la speciale relazione” che Roma ha con Washington. L’asse con gli Stati Uniti ha la priorità e non può essere minato per giocare una partita di secondo piano nel derby anglo-francese per il ruolo di nuova super potenza europea.

Secondo fonti del governo è chiaro che mantenere unito il blocco occidentale è prioritario e i salti nel vuoto in questo momento sono controproducenti. Il centrodestra di segnali ne ha inviati, e tra le righe ha fatto intuire una certa variazione nella sinfonia messa in scena al parlamento europeo. Dove fallito il tentativo di rinominare – provato da Fratelli d’Italia – il piano ReArm Eu. in Defend Europe, con esito negativo, i conservatori italiani hanno messo anche nel mirino qualche piccola clausola che potrebbe favorire l’industria francese.

Gli equilibri in maggioranza

Sarà importante capire anche l’indirizzo della risoluzione di maggioranza con cui Giorgia Meloni dopo aver riferito all’aula si recherà al Consiglio europeo. In quella risoluzione il centrodestra dovrà dimostrarsi granitico ed evitare ogni forma di distinguo che su alcuni punti come sul riarmo ci sono. I dubbi della Lega sono risaputi e rischiano di mostrare qualche increspatura che potrebbe danneggiare la percezione stessa dell’esecutivo. Mentre anche su questo punto l’asse Fratelli d’Italia e Forza Italia con qualche distinguo si mostra solido, anche se gli azzurri appaiono più in linea con Bruxelles e von der Leyen.

Il triangolo istituzionale di Giorgia

Per Meloni sì preannuncia l’ennesimo fine settimana al centro di un triangolo istituzionale tra la Casa Bianca e il 10 Downing Street, per provare a sbloccare la posizione italiana e allargare l’alleanza militare, perché l’assenza di Italia e Germania mina se non nel potenziale bellico, almeno nella percezione politica l’impatto della coalizione dei volenterosi. Ma sembra difficile che la Presidente del Consiglio cambi idea senza alcune delle garanzie a cui Roma ha sempre pensato, il cappello NATO o l’ombrello Onu. Tutte ipotesi distanti dal potersi avverare. Non è un caso e a convincere in via definita dalla Premeir ha marcare visita al vertice londinese sarebbe stato l’epilogo della riunione dei Ministri della Difesa in cui l’argomento truppe è tornato centrale. Per Roma il messaggio è chiaro senza Washington non si cantano messe, e la fanfara romana resterà sorda senza la tromba dello zio Sam.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.