L’inchiesta che fa vacillare il patto tra dem e pentastellati
Indagine su Salerno, il M5S dichiara guerra all’alleato De Luca
Non si è fatto in tempo a festeggiare i risultati delle ultime elezioni amministrative che è arrivata la tegola giudiziaria con annessa gogna mediatica e politica. Questa volta la tegola è caduta su due uomini del presidente della Regione Vincenzo De Luca e la politica sembra averne subito approfittato per affondare i denti sul governatore benché estraneo alle indagini. Come accaduto di recente per Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ora è De Luca il leader politico che si ritrova indirettamente sulla graticola per via dell’indagine che vede coinvolti due esponenti della sua area. Si tratta del sindaco di Salerno, appena rieletto, Enzo Napoli, e del consigliere regionale Giovanni (Nino) Savastano, già assessore comunale di Salerno e vicepresidente della Commissione regionale Istruzione, Ricerca e Politiche sociali.
Napoli è solo iscritto nel registro degli indagati e subito ha fatto sapere di avere «piena fiducia nell’azione della magistratura». Il consigliere Savastano è invece finito ai domiciliari, assieme al dirigente comunale Luca Caselli. In carcere, inoltre, si trova l’imprenditore Fiorenzo Zoccola mentre per sette presidenti di varie cooperative sociali è scattato il divieto di dimora a Salerno. Sono in tutto 29 gli indagati al centro dell’inchiesta che mira a individuare presunte irregolarità nella gestione degli affidamenti per la manutenzione del patrimonio comunale e delle relative proroghe da parte del Comune di Salerno in favore di cooperative sociali di tipo B. Associazione a delinquere, turbativa d’asta, corruzione elettorale sono a diverso titolo le ipotesi di reato per cui si procede. Gli inquirenti hanno costruito il teorema accusatorio sulla base di intercettazioni e servizi di osservazione svolti dagli agenti della squadra mobile e della Dia e il gip ha firmato le misure cautelari arrivando persino a ipotizzare che «molte condotte delittuose sono tuttora in corso, si stanno evolvendo e consentiranno ad alcuni degli indagati di ottenere ulteriori vantaggi illeciti».
La notizia degli arresti ha scatenato – e c’era da aspettarselo – un polverone non solo giudiziario. Le reazioni politiche non si sono fatte attendere, a cominciare dal Movimento 5 Stelle che ha immediatamente chiesto le dimissioni del consigliere Savastano. «Ne va della credibilità dell’intero Consiglio regionale e della stessa Regione Campania», ha tuonato Valeria Ciarambino, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e capogruppo regionale del M5S. Con il Pd l’amore sembra già finito. Del resto una prima spallata l’aveva data proprio De Luca qualche giorno fa, definendo «ininfluente» il peso del M5S nell’elezione a Napoli del sindaco Gaetano Manfredi e scatenando la replica di Luigi Di Maio: «Se noi siamo ininfluenti non so lui cosa sia». Ora, con la notizia dell’inchiesta di Salerno, i toni politici sono diventati più duri: «Spero che a qualcuno sia rimasto quel minimo di “dignità” per chiedere la sospensione del consigliere eletto con Campania Libera De Luca presidente? O siamo troppo amici?», è stato il commento di Marì Muscarà, consigliera regionale grillina.
E anche se da Roma, Enrico Letta ha fatto sapere che «le elezioni e i fatti delle ultime ore hanno dimostrato che andiamo d’accordo, siamo diversi ma andiamo verso un’alleanza molto stretta», la sensazione è che lo strappo si allunghi sempre di più. Non resta indifferente la Lega: il consigliere regionale Severino Nappi se l’è presa con i «giustizialisti a giorni alterni». «L’inchiesta della Procura di Salerno – ha detto – apre uno squarcio, purtroppo l’ennesimo, nel potentato del presidente della Regione». E lui, De Luca, non le ha mandate a dire: «Spero che non si ritorni a dover ascoltare le scuse, dopo magari dieci anni, di una vicenda giudiziaria. Tranquilli tutti, c’è un lavoro in corso. Quindi grande rispetto, serietà e fiducia. Punto. Tutto il resto è bene toglierlo di mezzo»
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