Incontriamo la senatrice Emma Bonino, fondatrice di Più Europa, al Riformista. Compirà gli anni nei prossimi giorni: un altro anno da attivista impegnata più che mai sul fronte di quei diritti umani che la guerra prova a cancellare.

Il mondo invoca più Europa, finalmente. Come sempre quando c’è crisi.
È sorprendete. Fino a pochissimo tempo fa dovevamo uscire dall’Europa, uscire dall’Euro. Ora per il Covid ci vuole più Europa, per la pace ci vuole più Europa. Ogni volta che si evoca l’Europa, vuol dire che la situazione è seria.

E quella di oggi è molto seria…
Molto seria. Ci sono già migliaia di morti. Centinaia di migliaia di sfollati e quant’altro. Io non so leggere che cosa abbia Putin in testa. Non ho la palla di vetro.

Dicono che sia fuori di sé.
Peggio mi sento. Trattare con uno razionale già è difficile, con uno fuori di testa, figuriamoci. Ma ho l’impressione che questa volta l’Europa abbia deciso di mordere, di reagire in modo forte. Molti oligarchi dell’inner circle iniziano a scuotere Putin. Mi preoccupa molto la situazione.

La sua storia è quella di una analista che è passata all’agenda politica con ruoli istituzionali di primo piano. La comunità degli esperti di geopolitica è stata colta davvero di sorpresa?
Sì, e ho l’impressione che la comunità di cui parla sia parallela a quella scientifica che era stata colta di sorpresa dal Covid, salvo poi iniziare a darsele di santa ragione sulle possibili soluzioni. Però sull’arroganza di Putin che ha già ammazzato persone, la politica non può cavarsela con la solita amnesia collettiva. Siamo bravissimi a dimenticare. Le tragedie arrivano una dopo l’altra, e se non si ha una visione poi è difficile organizzare una risposta alle cose.

In Ucraina invece è nato un leader, Zelensky è sorprendente.
Marco Pannella diceva che davanti alle difficoltà si è a un bivio: o si cresce, o ci si fracassa. Tertium non datur.

Da più parti si dice che l’Occidente ha sbagliato, che la Nato non può allargarsi troppo. E però ciascuno fa la sua parte, diplomazia e difesa scorrono parallele e mai sovrapposte, o no?
Pensiamo agli ucraini e all’Ucraina. Loro devono essere liberi di decidere con chi stare. Non possiamo deciderlo noi e nemmeno può deciderlo Putin. Si era anche detto che era sbagliato allargare la Nato alla Polonia o all’Ungheria. Se non la avessimo allargata ad Est, giocoforza alcuni Paesi si sarebbero allineati dall’altra parte. E pensiamo ai Balcani: lo avremmo voluto Putin dall’altra parte dell’Adriatico?

Putin parlava di una guerra veloce. Invece si è impantanato. Sarà un nuovo Afghanistan per la Russia?
Putin si è raccontato una serie di storie, gli ucraini gli stanno dando una lezione. L’Ucraina non è il Kossovo. Ci sono 43 milioni di abitanti pronti a fare una resistenza dura e lunga, forse lunghissima. Vuole accomodarsi, Putin? Prego, faccia. Non ha ancora capito a cosa va incontro.

Forse va anche incontro al Tribunale internazionale de L’Aja, d’altronde si sta comportando sui civili ucraini peggio di Milošević in Bosnia.
Sì, Milošević non era tanto diverso, quando vediamo le foto dei bombardamenti sulle case, sulle scuole, sugli ospedali. E vedo una similitudine anche sull’intervento che considera di fare la Corte internazionale dell’Aja.

Non inficia il fatto che Russia e Ucraina non hanno sottoscritto il protocollo della Corte internazionale?
No, perché c’è un lodo voluto proprio da me, anni fa, al Tribunale de L’Aja. Un lodo che consente anche a paesi terzi non firmatari come l’Ucraina di ottenere giustizia, vedendo Putin sul banco degli imputati.

Può essere processato?
Sì, ed è quel che merita.

E anche Lavrov?
Vedremo, intanto mi sembra che il ministro degli Esteri stia prendendo un minimo di distanze, si sta facendo vedere poco. La contestazione aperta dell’assemblea Onu di Ginevra gli deve essere arrivato come un brutto colpo.

Ora l’Italia deve fare la sua parte sui due fronti: accoglienza e difesa dei confini Nato.
Sul primo, ho sentito la ministra Lamorgese. Bisogna che l’Italia faccia la sua parte per accogliere gli ucraini in fuga dalla guerra. Sul secondo, non so se la no-fly zone reggerà, in questa situazione dobbiamo aspettarci di tutto, Putin ha le spalle al muro e reagirà in modo inedito, forse scioccante. Sono possibili scivolate pericolose.

Il discorso di Macron al suo esercito in cui metteva in guardia da incidenti inattesi va decodificato. Sono possibili incidenti con i militari italiani, al confine con la Romania?
Anche. In questa situazione dobbiamo aspettarci di tutto, Putin ha le spalle al muro e può reagire in modo scioccante.

Ci vogliono sanzioni più forti, per paralizzarlo?
Sono d’accordo con quanto ha detto Paolo Gentiloni: le sole sanzioni non basteranno.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.