Qualcosa di simile accomunava il clima referendario a quello del coprifuoco durante la pandemia: l’irrisione, lo scherno, il dileggio verso le ragioni dei contrari. Ieri, sulla contabilità che formalizzava la vittoria della vasta brigata del “Sì”, puntuale era il cachinno perché quell’esperimento non trionfava coi carri armati per le strade e perché il capo vittorioso non aveva la grinta di un colonnello in divisa ma la facciotta poco preoccupante di Giggino. Non era diverso l’atteggiamento davanti alla gragnuola di provvedimenti spesso illegali e in ogni caso inopportuni con i quali in nome della salute pubblica erano sospese una dopo l’altra le libertà fondamentali dei cittadini: anche in quel caso erano pochi imbecilli, oltretutto irresponsabili, a denunciare la pericolosità di quell’andazzo repressivo, e la loro sparuta militanza era derisa con commentini tipo che tra un allarme democratico e un altro finiva scotta la pastasciutta.

Dovrebbero meditare, questi allegri assistenti allo sfacelo civile italiano, sul fatto che nella scena di tutti i ripieghi autoritari negli ultimi cent’anni c’è sempre qualcuno che ridacchia dei diritti calpestati e di quelli che provano a reclamarne la protezione: sempre. E sempre quel tono canzonatorio è adoperato nella popolarissima giustificazione secondo cui dopotutto non succede nulla quando una libertà è pregiudicata, perché dopotutto il sole sorge lo stesso e appunto nessuno ti toglie il piatto di pasta. Ma è lo stesso atteggiamento che non rimane impressionato dall’immagine del militare che ingiunge al prete di interrompere la messa mentre un ministro della Repubblica minaccia norme più stringenti contro gli irresponsabili.

È lo stesso atteggiamento che persiste quando un presidente del Consiglio illustra l’ennesimo decreto illegittimo spiegando che il governo “consente” questo e “non consente” quest’altro. Ed è l’atteggiamento che rimane inalterato se uno strumento costituzionale è preso in mano da un gruppo di fascistelli non per fare una riforma che infatti non c’è nemmeno, ma per trasformare il Parlamento nell’orinatoio della gente onesta. Va bene così (si fa per dire), nessuno dice niente. Solo piacerebbe che le ragioni dei contrari non fossero vilipese. Ed è proprio questo, proprio il fatto che quelle ragioni siano oggetto di burla, a dare il segno di quanto è grave il nostro imbarbarimento civile.