La Corte Costituzionale si pronuncerà oggi sul conflitto d’attribuzione sollevato dal Senato contro la Procura di Firenze sulle garanzie dell’articolo 68 della Costituzione. È una decisione che segnerà i prossimi anni del rapporto giudici/politici. In ballo c’è la possibilità di considerare sms e messaggi whatsapp non appunto come messaggi – tesi sostenuta dal Senato – ma come documenti e quindi intercettabili dalle procure. Insomma per la procura un sms non è un messaggio. Con questa logica neanche un whatsapp o una posta elettronica sarebbero messaggi. Alla fine non intercettabili resterebbero solo i piccioni viaggiatori.

Il conflitto d’attribuzione nasce nel procedimento Open ma in realtà gli sms intercettati sono sostanzialmente ininfluenti rispetto alle accuse. La decisione dirà molto, invece, della qualità della nostra democrazia. Il Costituente volle il Parlamentare non intercettabile non per privacy personale ma perché ritenne che la libera determinazione di un rappresentante del popolo dovesse avvenire in libertà. In uno dei messaggi contestati, ad esempio, io dico a un amico che voterò contro la fiducia al governo Conte-Salvini nel 2018. E uso un termine non elegante per attaccare i grillini. Perché intercettare questo sms? Votare contro i grillini per me non è un reato, anzi è un onore. La Costituzione prevede la garanzia non per il singolo senatore ma per liberare il potere legislativo da invasioni dell’esecutivo come prevedono i principi della democrazia liberale.

Oggi la Corte deciderà chi ha ragione. La notizia rileva più per il futuro che per il passato, più per la politica che per me. Io sono stato intercettato – a mio giudizio illegalmente – e ormai è andata. Ma per il futuro va messo un freno alle invasioni di campo del potere giudiziario. Lo ha capito Repubblica che ieri ha affidato un pezzo alla principale firma di giudiziaria, Liana Milella, per dire “Renzi ha vinto in Corte Costituzionale”. Dando per scontato il verdetto Milella sembra condizionare l’esito del dibattito, che ancora non c’è stato. Come può dunque Repubblica sapere come è finita una discussione non ancora iniziata? La verità è semplice.

Milella, da sempre vicina agli uffici giudiziari, mi rappresenta come un arrogante che canta vittoria prima della discussione. Io che invece rispetto il ruolo della Consulta e vengo da una cultura per la quale le sentenze si rispettano e si aspettano mi fido dei giudici costituzionali e attendo la decisione con la libertà di chi sa la verità sulla vicenda Open e conosce le carte del Senato. Per me gli articoli della Costituzione valgono più degli articoli di Repubblica. Che ci siano nelle redazioni giornalisti sensibili al richiamo delle procure è fatto notorio. Che ci sia in Parlamento chi si è stancato della politica debole è una novità. Ma è una novità che anche Repubblica imparerà – con calma – ad apprezzare.

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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista