La segretaria del Pd ha un doppia vita. Spoiler: c’è un Elly gruppettara che ama scendere in piazza, ed occupare il Pd con una genuina spinta movimentista, poi c’è l’onorevole Schlein che da poco più di tre mesi risiede in un ufficio al terzo piano del Nazareno e dirige un partito carico di capicorrente influenti, detto in altre parole, un casino.

Le due Elly sono uguali in tutto, le stesse giacche colorate, le stesse sneaker bianche, probabilmente anche la stessa armocromista a Bologna, il problema è che fanno anche lo stesso lavoro e qui interviene lo sdoppiamento di personalità. Ad esempio c’è l’onorevole Schlein che in ogni occasione ripete che la linea del Pd sull’Ucraina non è cambiata, poi però c’è Elly gruppettara che parla con i suoi eurodeputati in vista di importanti pronunciamenti dell’Aula, ed il gruppo parlamentare alla fine si divide in tre, per ben due volte di seguito.

C’è l’onorevole Schlein che spiega le normali rotazioni degli incarichi del partito proprio mentre l’altra Elly sostituisce il figlio del governatore della Campania ed elegge vicecapogruppo un esterno al Pd come Paolo Ciani, che sull’Ucraina vota come i parlamentari del M5S. A volte invece c’è una perfetta coincidenza tra le due Elly, come sabato scorso per il corteo di Conte. La segretaria del Pd fa quello che vuole il suo doppio, partecipa a sorpresa all’avvio della manifestazione, abbraccia il leader 5 stelle, gli porta un ramoscello d’Ulivo, e non commenta, neanche ad ore di distanza, le parole in libertà di Moni Ovadia e di Beppe Grillo. Lo stesso silenzio di ieri, quando Alessio D’Amato si dimette dall’assemblea del Pd, facendo presagire una prossima uscita dal partito.

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La soluzione a questo enigma è abbastanza elementare, senza dover ricorrere a trattati di psicologia. La vera Elly è quella gruppettara, le sue idee sono rimaste le stesse di quando promosse Occupy Pd. L’altra Schlein è costretta a tenere una posizione più ambigua, perché costretta dalla ‘sventura’ di aver vinto le primarie e dai tanti Dario Franceschini che popolano la sua maggioranza. Perché poi, bisogna ammetterlo, la segretaria del Pd, non è al momento neanche fortunata.

Il disastro della manifestazione 5 Stelle avviene proprio poche ore prima di una direzione già rinviata due volte per le morti di Silvio Berlusconi e di Flavia Franzoni. Il lungo rinvio poteva servire a calmare il chiacchiericcio interno, che invece è praticamente esploso. I cahiers de doléance stanno diventando abbastanza ingombranti: decide tutto da sola, si confronta solo con i suoi, appare indecisa su tutto (in questo caso è il conflitto della doppia personalità), ha tempi biblici per esprimersi, ignora le minoranze, non è possibile avere come unica strategia parlamentare uscire dall’aula, non abbiamo bisogno di fare la guerra a Vincenzo De Luca.

Così è tutto il Pd ad essere entrato di nuovo in stato confusionale. 90 giorni sono troppo pochi per pensare a disarcionare una segretaria eletta con le primarie. Mitigare o affiancare Elly Schlein però sembra un’operazione quasi impossibile da raggiungere. Da qui lo stato di impasse della direzione: alzare la voce ma non troppo, sperando che la prossima, Dio la mandi buona, Conte permettendo ovviamente. Elly però qualche buon amico lo ha, come Marco Furfaro e Sandro Ruotolo. ‘Al diavolo il Pd del passato, facciamo uscire tutti quelli che non la pensano come noi, costruiamo la vera sinistra’, prima o poi la segretaria del Pd gli darà ragione, mandando definitivamente in soffitta l’onorevole Schlein costretta a dire e a non dire.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia