In principio fu Pietro Grasso, poi Franco Roberti ed ora Federico Cafiero De Raho. Il salto dalla Procura nazionale antimafia alla politica nazionale sembra essere diventato la prassi. Tutto normale? No, se si pensa che il procuratore nazionale antimafia è il capo di un ufficio che coordina indagini e informazioni a livello nazionale, che fornisce al Parlamento le informative, che viene audito nelle Commissioni sulle varie proposte di riforma.

No, se si vuole che agli occhi dell’opinione pubblica la Procura nazionale antimafia non perda (se non l’ha già persa) l’immagine di terzietà e indipendenza che deve avere. No, se diventa lo specchio di una politica che per apparire credibile sceglie di puntare su ex magistrati. È un dubbio che avremmo voluto evitare di avere quello che spinge a domandarsi se l’Antimafia serva solo a combattere la criminalità organizzata o anche, indirettamente, a fare carriera politica. È una questione di opportunità quella che si pone adesso e riguarda i magistrati ex fuori ruolo. È una questione che si ripropone ora che il nome di Federico Cafiero De Raho, capo della Procura nazionale antimafia in pensione da maggio, è nel “listino” del Movimento Cinque Stelle.

«Una nomina che potrebbe presupporre rapporti pregressi, a meno che Giuseppe Conte non abbia chiesto in giro il numero di telefono di De Raho. Siamo al terzo procuratore su tre che, terminato il proprio ruolo, entra in politica», commenta l’avvocato Giorgio Varano, penalista e responsabile della comunicazione dell’Unione Camere Penali italiane. «Sui magistrati fuori ruolo facciamo riflessioni da anni, adesso si pone anche una questione relativa ai magistrati ex fuori ruolo – spiega Varano – Il procuratore nazionale antimafia ha accesso a tutte le indagini e le informative. Prescindendo dalla singola persona, è legittimo pensare anche, in un’ipotesi inversa, che difficilmente si potrebbe dire di no a un magistrato che ha avuto accesso a tante informazioni e poi chiede di essere candidato, si potrebbe verificare un condizionamento involontario. Penso che se un direttore dei servizi segreti si candidasse la cosa non verrebbe fatta passare sotto silenzio».

«Roberti e De Raho sono stati magistrati integerrimi ma qui la valutazione è politica – precisa Varano – , qui non si critica la persona né quello che un tempo è stato il magistrato, ma un meccanismo che tende, anche involontariamente, a costruire una candidatura. Ciò crea un grave danno di immagine della Procura nazionale». La questione è seria. Andrebbe valutata anche sul piano normativo. «Quella del procuratore nazionale antimafia è una carica delicatissima. Forse, per queste cariche così importanti, andrebbe introdotta una modifica normativa. Per cinque anni, per esempio, non dovrebbero poter ricoprire determinate cariche pubbliche – aggiunge Varano – . Sull’opportunità di elettorato passivo immediatamente dopo aver cessato la carica, andrebbe previsto un periodo di decantazione altrimenti si potrebbe pensare che la Procura nazionale antimafia faccia anche politica, cosa che non è e che non deve essere».

Nel caso di De Raho, scelto da Conte per far parte del famoso “listino”, non si preannuncia poi una competizione elettorale. In tal caso l’elettore non potrà dire la sua. «Una scelta politica del leader dei Cinque Stelle quantomeno inopportuna», commenta Varano. Grasso, Roberti e ora De Raho: una prassi ormai. «Per non parlare della grande sconfitta della politica che se deve ricorrere a ex magistrati per rendersi appetibile e spendibile manifesta seri problemi di credibilità. Ricorre a nomi che sono specchi per allodole, che non sono candidature ma nomine per fini elettorali, anche legittimi, perché è legittimo tentare di prendere più voti e coinvolgere la società civile ma un conto è coinvolgere l’economista, la campionessa sportiva, il virologo, e un conto è coinvolgere un ex magistrato che ha avuto accesso a indagini e informazioni riservate, che è stato audito in Commissione giustizia su leggi restrittive in materia penale. È un tema che si pone in maniera prepotente. È un tema che non dovrebbe passare sotto silenzio».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).