Stringere la cinghia, è questo il mantra. A margine del Consiglio Europeo di giovedì e ieri, un capitolo che sarà terreno di scontro dei prossimi due mesi è emerso con chiarezza: il budget europeo 2024. La richiesta della commissione europea agli stati membri era infatti di 66 miliardi di euro di risorse aggiuntive rispetto al budget, con la motivazione che numerose erano state in questi anni le spese impreviste, tra pandemia Covid e guerra all’Ucraina. Lo stesso presidente del consiglio Charles Michel, nel ribadire che rimane in piedi l’obiettivo di avere un accordo di bilancio entro la fine dell’anno, ha riconosciuto che ci sono opinioni diverse.

Le divergenze sono venute a galla: se infatti a parte l’Ungheria e – col nuovo premier in carica Robert Fico – ora anche la Slovacchia sono tutti sostanzialmente disponibili a prevedere 50 miliardi di risorse aggiuntive preventivate per gli aiuti all’Ucraina, sulle restanti spese extra previste dalla commissione nell’ipotesi di budget 2024 sono pochi i paesi, in tempi di vacche magre, disponibili a finanziare di più Bruxelles: per citarne uno, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato senza mezzi termini che “l’importo proposto ora dalla Commissione ci sembra eccessivo per noi e quindi abbiamo chiesto una riduzione”.

La prima ministra estone Kaja Kallas ha al contrario confermato di essere favorevole all’aumento delle tasse per sostenere i costi della difesa e al taglio delle spese sui programmi esistenti. La Svezia, per citare una proposta che va invece nella direzione opposta, ha presentato un documento che evidenzia come una riduzione media del 4% degli attuali programmi dell’UE potrebbe generare risparmi fino a 25 miliardi di euro: insomma, come ha dichiarato a Politico.eu un diplomatico UE, per trovare nuove risorse non serve andare lontano, basta che si cerchino “sotto ai materassi nel palazzo Berlaymont”, sede della commissione, e si troveranno.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva