“La prossima pandemia sarà il cancro”. A lanciare la provocazione è Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione G. Pascale di Napoli. Nel corso dell’evento Cracking cancer forum 2020, gli esperti hanno evidenziato, in video-conferenza, la poca tutela riservata alla lotta ai tumori in questa fase dell’emergenza coronavirus. “Ogni anno i tumori fanno da 13 a 15 milioni di vittime, se fosse una guerra sarebbe ogni giorno sui giornali e invece in qualche modo quasi non fa massa” ha aggiunto.

“Non è vero che stiamo garantendo i percorsi oncologici”, ha dichiarato nel suo intervento Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento rete oncologica Piemonte-Valle d’Aosta. “C’è una estrema carenza di servizi diagnostici – spiega – in molte strutture non possiamo inviare pazienti perché non sono state separate dalle aree Covid. Abbiamo bisogno di avere spazi Covid free al di fuori degli ospedali”.

Per Sandro Pignata, responsabile scientifico della Rete Oncologica Campana, “è il momento di tenere fuori la sanità dalla politica. I governi hanno ignorato il sistema pubblico. In alcune regioni è stato sviluppato un sistema misto con lo sporco al pubblico e il pulito al privato, altre regioni sono state sottoposte a decenni di commissariamento e piani di rientro che hanno scheletrizzato il sistema. Da noi c’è stato il blocco del turn over di medici e infermieri per 10 anni e allora come può il sistema reagire all’emergenza? Faccio un appello apolitico: bisogna investire perché siamo bloccati, non si fanno le battaglie senza investimenti”.

Sulla stessa linea l’intervento di Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia medica dell’Università degli Studi di Padova e coordinatore della Rete oncologica del Veneto. “I tumori – ha sottolineato – purtroppo sopravviveranno al Covid e nonostante decreti e documenti non e’ vero che l’oncologia viene preservata perché si appoggia a radiologia, endoscopia e altri servizi che sono pesantemente influenzati”. Sempre nel suo intervento Conte ha allargato la sua denuncia a tutta l’organizzazione sanitaria: “Si parla di modello Italia per il Covid, ma il nostro Paese ha la stessa mortalita’ del Messico, quattro volte quella della Germania, il doppio di Francia e Inghilterra. Bisogna spiegare il perché. Io sono d’accordo sulla deospedalizzazione ma ora abbiamo un numero di posti letto per abitante inferiore del 60% rispetto a quello della Germania e la metà di quello della Francia. Per anni il sistema sanitario è stato scheletrizzato, al di là dei colori politici dei governi”.

“La sospensione degli screening per 2-3 mesi – ha sottolineato Gianni Amunni, direttore generale dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispro) di Firenze – ha dato un fermo a una delle azioni più forti contro il tumore, cioè l’anticipazione diagnostica e in generale c’è stata una riduzione più in generale delle attività. Abbiamo avuto un danno per la salute che può ripetersi ma che non deve ripetersi e che produrrà esiti che vedremo nei prossimi mesi e anni. La spinta emergenziale ci ha insegnato però alcune cose e ad arrangiarsi anche sul piano organizzativo, ci sono state esperienze di delocalizzazione di alcune funzioni e credo che queste esperienze emergenziali siano una grande occasione per tornare alla normalità con un profondo cambiamento del paradigma dell’assistenza oncologica”.

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