A partire da oggi la Rai  sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa. Una misura definita dall’azienda ‘necessaria’ per tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese, arrivata dopo l’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità.

“Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia” si legge ancora nella nota della Rai.

Innaro: “Gli inviati rientreranno in Italia”

Marc Innaro, capo dell’ufficio di corrispondenza RAI di Mosca, sta organizzando il rientro di tutti gli inviati in Italia, dopo la decisione di Viale Mazzini di sospendere i servizi giornalistici dalla Russia dopo le limitazioni previste dalla legge approvata dalla Duma.

Siamo sei giornalisti – spiega Innaro all’Adnkronosdue corrispondenti, io e Sergio Paini, e quattro inviati che sono in giro per il Paese. Gli inviati, sulla base delle disposizioni RAI, devono rientrare in Italia, mentre noi corrispondenti possiamo scegliere se rimanere qui o tornare, ma siamo stati messi in ferie da oggi“.

La Bbc ritira i giornalisti

Ieri 4 marzo, proprio in seguito all’approvazione della legge che prevede multe e carcere fino a 15 anni per chi diffonde ‘fake news’ sulla guerra in Ucraina, la Bbc aveva deciso di ritirare i propri giornalisti dalla Russia e riaprire le trasmissioni ad onde corte, come ai tempi di Radio Londra. Tornando a un sistema che ha scritto la storia degli eventi bellici del novecento. 

Oltre alla Bbc, anche l’emittente pubblica canadese Cbc/Radio-Canada aveva annunciato di aver temporaneamente sospeso il lavoro dei suoi corrispondenti in Russia. Una decisione presa inoltre da Cnn, Bloomberg e Cbs.

La radio Eco Mosca, storico canale radiofonico russo, ha invece deciso di ‘resistere’, scegliendo di trasmettere su YouTube. Le autorità l’hanno infatti bloccata perché continuava a definire il conflitto in corso in Ucraina ‘una guerra’ piuttosto che ‘un’operazione militare temporanea’. Chiara la volontà del Cremlino di intervenire sulla libertà di stampa.

Il blocco di Facebook e Twitter

La Russia, attraverso il Roskomnadzor, ossia l’agenzia che controlla le comunicazioni, sta impedendo l’accesso a diversi media indipendenti e ha annunciato prima il blocco di Facebook, poi quello di Twitter, scrive l’Ansa. Meta ha risposto al blocco, affermando che “farà il possibile per ripristinare il servizio e dare la possibilità agli utenti di esprimersi in sicurezza e mobilitarsi”. 

La lista a cui Mosca ha limitato l’accesso è però piuttosto lunga: tra questi, Meduza, Svoboda, l’emittente tedesca Deutsche Welle, il sito web in lingua russa fondato dagli Stati Uniti Radio Free Europe/Radio Liberty.  Anche Wikipedia è stata minacciata di blocco per un articolo sulle vittime civili e militari. 

Secondo un report del Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina, diffuso da NewsGuard, la propaganda del governo russo può contare su oltre un centinaio di siti web, che spesso diffondono falsi racconti sull’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Tra questi, anche i siti russi più influenti, come RT, TASS e Sputnik News.

Stilata  anche la lista delle dieci principali bufale che stanno circolando negli ultimi giorni, come la base Nato a Odessa, o la Crimea che si sarebbe unita legalmente alla Russia. O ancora, la fake news sul genocidio dei residenti di lingua russa nel Donbass.

 

Mariangela Celiberti

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