Il commento
La strategia bugiarda di Trump: “Non è vero, ma suona bene”

Il New York Times ha dedicato un lungo articolo alle bugie di Donald Trump. Tra le risposte dei numerosi intervistati mi hanno colpito le parole di John F. Kelly, il suo ex capo di gabinetto alla Casa Bianca. “Quando dicevo al Presidente – racconta Kelly – questo non è vero (this is not true) Trump rispondeva, ma suona bene (but it sounds good)”.
Donald Trump non è certo l’unico politico (di destra o di sinistra) ad aver costruito il suo successo elettorale grazie ad una comunicazione politica basata su false narrative. Tuttavia colpisce che proprio nel mondo conservatore si sia abbandonata la tradizione culturale del realismo politico. La ricerca della “verità effettuale” – per usare la celebre espressione di Nicolò Machiavelli – non è più di moda nel mondo politico della destra internazionale. Forse è proprio la scissione tra rappresentazione politica e realtà “effettuale” a spiegare la crescente diffidenza e disaffezione dei cittadini verso la democrazia.
La destra che inneggia giustamente alle libertà sembra tuttavia dimenticare che quando viene meno ogni ancoraggio alla realtà dei fatti la democrazia è destinata inesorabilmente a degenerare verso un regime politico illiberale. Guai a dimenticare che la ricerca della verità è innanzitutto una innata passione umana (da gestire con razionalità) da cui – in democrazia – la politica non può prescindere. Nel caso dell’ Ucraina Giorgia Meloni ha avuto il coraggio di smentire apertamente le bugie di Trump ed è una scelta che fa onore all’ Italia. Essa tuttavia non basta a falsificare l’atteggiamento antiscientifico che contraddistingue ampi settori dell’ estrema destra americana.
Contrastare – in nome della libertà della scienza – l’ oscurantismo appare come un passaggio importante perché Giorgia Meloni si affermi come “leader politica alla Margaret Thatcher” ovvero una statista che non guarda in faccia a nessuno. È ovvio precisare che un analogo bagno di realismo politico servirebbe anche ad Elly Schlein perché una sinistra che da tempo non studia più Machiavelli (e Gramsci) è destinata a non andare lontano.
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