Una tragedia annunciata. Con i porti chiusi e il Mediterraneo svuotato delle navi “salva vite” delle ong, i dannati della terra finiscono in fondo al mare. Sono voci disperate quelle che arrivano dai microfoni dei telefoni dei migranti in cerca d’aiuto ormai da 56 ore nel Mediterraneo. Alarm Phone, il servizio telefonico dedicato ai migranti in difficoltà, ha pubblicato alcune richieste d’aiuto sul proprio profilo Twitter. Si tratta delle voci delle persone che da giorni sono ferme a bordo di alcuni barconi alla deriva. Uno di questi, l’altro ieri, sarebbe affondato con decine di persone che si temono morte. «Aiutateci, per favore, stiamo affondando – dice una donna -. Sono incinta e non sto bene. Mia figlia di 7 anni è molto malata. Non abbiamo cibo né acqua, non abbiamo nulla.

Hanno detto che sarebbero venuti ma non è arrivato nessuno. Le persone stanno morendo». «Stiamo seguendo le vostre indicazioni ma non vediamo nessuna barca in soccorso – dice un altro migrante su un barcone con altre 46 persone -. Siamo in condizioni critiche, non possiamo aspettare ancora, aiutateci per favore». «Sei persone in stato di incoscienza e una donna incinta. È stata richiesta assistenza medica urgente». È quanto si apprende dalla nave Aita Mari che ha raggiunto il luogo del Mediterraneo in cui è avvenuto il naufragio. «Quattro barche sono alla deriva nel Mediterraneo Centrale, due nell’area Sar maltese – conferma Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo -.

Gli imperativi umanitari devono prevalere mentre si proteggono le comunità ospitanti». Alarm Phone ha perso i contatti con 3 delle 4 imbarcazioni di fortuna in avaria che da giorni chiedono disperatamente aiuto. Il quarto natante, quello con cui Alarm Phone è riuscita a parlare l’altra notte, riferisce che ci sono a bordo 47 persone. «Abbiamo assistito le 47 persone per un’altra notte in mare. Abbiamo parlato con loro alle 4.34, 6.37 e 6.51. Hanno detto che 5 persone sono svenute. Sono disperate dopo aver passato 80 ore in mare. Le autorità sanno di loro da 56 ore, avrebbero potuto salvarle molto tempo fa», si legge su un altro tweet della ong.

Per tutta la mattinata di ieri l’account del servizio di supporto dei migranti ha pubblicato aggiornamenti sui social network: «Lunedì di Pasqua. Una madre ci dice che sua figlia di 7 anni ha bisogno di aiuto e che 5 persone hanno perso i sensi sulla barca in pericolo. Quale leader Ue ha il coraggio di chiamare questa madre e spiegarle che devono morire perché non vale la pena soccorrerli?». Anche la ong Mediterranea Saving Humans, ha rilanciato le registrazioni provenienti dai barconi: «La situazione nel Mediterraneo Centrale è precipitata, Governo intervenga, forse siamo ancora in tempo. Non sappiamo più quali parole usare per richiedere all’esecutivo Italiano di avviare un soccorso immediato alle decine di persone lasciate morire in mare».

Nell’ultima settimana il miglioramento delle condizioni meteorologiche ha fatto sì che almeno mille persone siano partite dalle coste libiche a bordo d’imbarcazioni precarie, ma i mezzi civili di soccorso delle organizzazioni non governative sono quasi tutti fermi, per ragioni di sicurezza legate all’emergenza coronavirus. Mentre i mezzi militari europei presenti in quel tratto di mare non intervengono e ignorano i segnali di allerta.

Quanto alla segnalazione, da parte di Sea Watch, del naufragio di un gommone con migranti a bordo, la Guardia costiera informa che il mezzo ripreso da un velivolo Frontex «era un gommone alla deriva, in area Sar libica, senza motore, verosimilmente oggetto, nei giorni scorsi, di un intervento di soccorso avvenuto da parte delle competenti autorità libiche, che hanno successivamente lasciato il natante vuoto alla deriva, traendo in salvo i migranti che si trovavano a bordo». Verosimilmente, autorità libiche (quali?)… Una cosa la Guardia costiera non può smentire: le nostre motovedette d’altura e le nostre navi da ricerca e soccorso (come la Diciotti) sono rimaste ferme e ben ancorate alle rispettive bitte.

«Nessuna emergenza sanitaria nel nostro Paese ci autorizza a dimenticare i nostri obblighi legali e morali nei confronti della vita umana. Se non vogliamo che in quel tratto di mare naufraghi la nostra civiltà giuridica abbiamo il dovere di intervenire. Subito. Non possiamo rivendicare solidarietà nei nostri confronti e voltarci dall’altra parte mentre persone innocenti che fuggono da una guerra rischiano di morire sotto i nostri occhi», scrivono in un nuovo appello a Conte trenta parlamentari di Pd, Leu, Italia Viva, Misto, M5S e +Europa.

«Ci rivolgiamo direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte perchè si assuma la responsabilità che i suoi ministri non vogliono assumersi di soccorrere subito le persone in mare, intervenendo sul Governo maltese che ne è direttamente responsabile o inviando sul posto assetti della nostra Guardia Costiera che possano adottare tutti i protocolli di sicurezza necessaria per effettuare il salvataggio».  Una cosa è certa: i governi europei stanno usando la pandemia per giustificare condotte illegali come l’omissione di soccorso e chiudono i porti alle navi umanitarie, mentre le persone continuano a partire e a morire lungo le rotte migratorie dirette in Europa.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.