Quattro ministri di questo governo giallo-rosa hanno firmato un decreto che innalza un muro contro i migranti. Un muro virtuale, fatto di ordini e di motovedette. Ma non diverso da quello di Trump. Salvini è molto invidioso. Il decreto stabilisce che l’Italia non è un porto sicuro e dunque se una nave straniera strabocca di naufraghi, provi a portarli a Malta e sennò torni in Libia e li riversi di nuovo in uno dei campi di concentramento di quel Paese, finanziati e supportati dal governo italiano. I campi degli stupri, per capirci, e delle torture.

In mare, in queste ore, ci sono alcune navi delle Ong con molto profughi. Una di queste, tedesca, ha salvato dei naufraghi da un gommone rovesciato e si è beccata pure un paio di raffiche di mitra dalla milizia libica, che ha provato a impedire il salvataggio. Ora dove va? Quando il ministro degli Interni era Salvini si sarebbe avvicinata alla costa italiana e poi magari sarebbe stata bloccata lì per vari giorni, ad aspettare il tira e molla a Roma. Salvini, per avere bloccato in mare alcune navi di migranti, si è beccato un bel processo, rischia 15 anni di galera per sequestro di persona. Tranne Forza Italia tutti i partiti sono stati d’accordo: processatelo. Non è che io capisca perfettamente la differenza tra le sceneggiate di Salvini e questi decreti del nuovo governo. Il risultato mi sembra esattamente lo stesso. Il principio politico-morale anche. Semplicissimo: già abbiamo tanti guai, gli africani non li vogliamo.

La differenza è che Salvini lo diceva apertamente, quasi quasi ci si faceva pubblicità. I rosa-gialli invece se ne vergognano, e approvano alla chetichella sperando di passare inosservati. Cosa cambia? E adesso ci sarà un magistrato che chiederà di mettere alla sbarra anche questi quattro ministri? La verità è che il governo, ora come un anno fa, è saldamente in mano ai 5 Stelle. Le carte le danno loro, la linea politica di fondo è la loro. Il povero Giuseppe Conte, che è un po’ sballottato nei giochi dei partiti, che lui non capisce bene, è stato accusato di trasformismo, ma è un’accusa, in fondo, ingiusta. Tra il governo Salvini- Di Maio e il governo attuale non si capisce quali siano le differenze. Lo scettro lo tengono i grillini, in quasi tutti i campi.

I grillini, certo, eccellono per incompetenza e inesperienza, a differenza dei loro alleati. Ma hanno un senso così forte, stabile, organico, per il potere – proprio per il potere politico – che alla fine gli alleati se li giocano sempre come vogliono. Salvini faceva il vocione lombardo, ma poi seguiva mansueto Di Maio e Conte. In politica economica hanno sempre deciso i 5 Stelle, sulla giustizia non ne parliamo. Dov’è che decideva Salvini? Sui migranti? Può darsi, ma il pensiero anti-migranti di Salvini era – ed è – perfettamente compatibile con l’idea di “società poliziesca” cara ai 5 Stelle. La politica anti-immigrati è una costola del giustizialismo, non è estranea.

L’idea che le Ong fossero dei taxi del mare è di Di Maio. Salvini si immaginava di essere lui il burattinaio, ma non è stato così. e quando se n’è accorto è sceso. Per Zingaretti è la stessa cosa. Il Pd si fida molto delle proprie competenze, ma le competenze, in politica, non valgono quanto il piglio del potere. Il Pd oggi non ha identità, non ha visione, non ha una idea di se stesso. e nonostante un personale politico molto più attrezzato, vive alla coda di Di Maio. E così non c’è da stupirsi se va a finire come con questo decreto. Firmato da un grillino, da una ministra del Pd, da una ministra tecnica e addirittura dal leader del partito di estrema sinistra. Per comodità chiamiamolo pure governo giallo rosa o rosa-giallo. Ma se davvero dobbiamo ricorrere ai colori politici sembra più rosso-bruno.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.